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Albero Falcone: Memoria minacciata, voci giovani resistono

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25 maggio 2025 – 12:37

Ogni anno, il 23 maggio, Palermo si raccoglie attorno all’Albero Falcone, un luogo simbolo non solo di memoria, ma di un impegno civile che si rinnova. Tuttavia, la sacralità di questo momento, dedicato alla commemorazione delle vittime della mafia, viene costantemente minacciata da tentativi di strumentalizzazione, da una politicizzazione indebita che mira a trasformare il lutto in un’occasione di conflitto ideologico. L’ennesimo episodio, un piccolo scivolone nell’organizzazione della cerimonia dovuto all’anticipo, seppur minimo, della lettura dei nomi, ha innescato un’ondata di reazioni, amplificate dai media e dai social network, che rischiano di oscurare il vero significato della giornata.La Fondazione Falcone, con una dichiarazione che ne sottolinea la responsabilità e l’umiltà, ha cercato di chiarire quanto accaduto, richiamando la figura di Pietro Grasso, un pilastro nella lotta alla criminalità organizzata, un uomo che ha condiviso con Falcone e Borsellino un percorso di coraggio e dedizione. Grasso, figura di riferimento del Pool Antimafia e testimone diretto di un’epoca buia per la giustizia italiana, ha assunto la responsabilità dell’inconveniente, rifiutando scuse che avrebbero sminuito l’importanza del gesto commemorativo. La memoria, si legge nella nota, non è un esercizio di precisione cronometrica, ma un impegno costante, un faro che illumina il presente e proietta lo sguardo verso il futuro.Sotto l’Albero Falcone, lontano dalle luci della politica e dalle passerelle di circostanza, si è levata la voce autentica di una generazione che non dimentica. Migliaia di studenti, provenienti da ogni angolo d’Italia, hanno espresso con forza il loro rispetto e la loro gratitudine verso coloro che hanno sacrificato la propria vita per la legalità. Un mare di volti giovani, segnati dalle lacrime e carichi di speranza, ha rappresentato un monito a non arrendersi alla rassegnazione e alla paura.La Fondazione Falcone, con coerenza e determinazione, ha sempre rifiutato la logica della contestazione fine a se stessa, e respinge con forza ogni tentativo di manipolazione della memoria. In particolare, una voce si è levata con particolare dissonanza: quella del professor Leoluca Orlando, figura la cui storia è profondamente legata a momenti di conflitto e incomprensione con Giovanni Falcone, un capitolo che non ha mai trovato una degna conclusione con delle scuse formali. La Fondazione, in un atto di rispetto verso la verità e la memoria, chiede un silenzio, un atto di dignità che riconoscerebbe la gravità delle azioni passate.La difesa della memoria non si misura con applausi o consensi effimeri. Si nutre di coerenza, di impegno costante, di verità e, soprattutto, di responsabilità. Riconoscere un errore, come nel caso dell’anticipo della lettura dei nomi, non è segno di debolezza, ma di umanità e di volontà di migliorare. La memoria è un bene prezioso che va custodito con cura e rispetto, al di là di ogni strumentalizzazione politica o ideologica. È un dovere verso coloro che non sono più con noi e un impegno verso le generazioni future.

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