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40 anni senza Beppe Montana: un sacrificio per la legalità.

Quaranta anni.

Un arco di tempo che si dispiega come un’eco, riportando alla memoria una ferita ancora aperta nella coscienza collettiva: l’omicidio del commissario Beppe Montana, figura emblematica della lotta alla mafia siciliana.
La commemorazione, celebrata questa mattina, ha segnato un momento di riflessione e di rinnovato impegno, alla presenza del Capo della Polizia e del Prefetto Vittorio Pisani, i quali hanno onorato il sacrificio del giovane ufficiale con il gesto simbolico della deposizione di corone d’alloro, prima alla stele commemorativa e poi alla lapide nella caserma Boris Giuliano, luogo che fu cuore pulsante della sua attività professionale.
La figura di Beppe Montana trascende la semplice etichetta di “funzionario di polizia”.

Era un uomo animato da una profonda sensibilità giuridica e da un’incrollabile determinazione nel perseguire la giustizia, un elemento dirompente in un contesto sociale soffocato dalla presenza pervasiva della criminalità organizzata.
La sua leadership nella sezione “Catturandi” della squadra mobile di Palermo si rivelò cruciale in un’epoca segnata da una spirale di violenza e intimidazione.
Montana non si limitò a coordinare operazioni di polizia; plasmò un team di uomini e donne capaci di resistere alle pressioni e di perseguire i latitanti, spesso ricercati da anni, con un’efficacia mai vista prima.

L’omicidio, perpetrato il 28 luglio 1985 a Porticello, non fu un atto isolato, ma una risposta brutale e calcolata di Cosa Nostra, un messaggio chiaro a chiunque osasse sfidare il suo potere.
Montana, con la sua dedizione e il suo coraggio, rappresentava una minaccia esistenziale per l’organizzazione, un ostacolo al suo controllo capillare del territorio e al suo sistema di estorsioni e corruzione.

La sua morte, in un agguato premeditato, rappresenta una perdita incalcolabile non solo per le forze dell’ordine, ma per l’intera società siciliana.

La cerimonia commemorativa è stata arricchita dalla presenza del cappellano della polizia, Don Massimiliano Purpura, che ha tracciato un ritratto umano e spirituale del commissario, sottolineando la sua integrità morale e il suo profondo senso di responsabilità.
La sua testimonianza ha contribuito a rendere omaggio non solo all’uomo che fu, ma anche ai valori che ha incarnato: l’onore, il coraggio, l’impegno civile.

Questi quaranta anni di distanza non devono far dimenticare il prezzo pagato per la libertà e la giustizia, ma devono servire da monito costante per le nuove generazioni, affinché possano ereditare e perpetuare l’eredità di Beppe Montana, alimentando la fiamma della legalità e contrastando ogni forma di criminalità organizzata.

Il suo esempio rimane una fonte di ispirazione per tutti coloro che credono in un futuro più giusto e sicuro per la Sicilia e per l’Italia intera.

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