Un fiume umano, composto da volti segnati dal sole e dalla fatica, si è riversato da Piazza Marina a Palermo.
Non si tratta di una semplice manifestazione, ma di un grido d’allarme, un concentrato di frustrazione e speranza proveniente da ogni provincia siciliana.
Circa duemila agricoltori, produttori, allevatori e i loro familiari, con in prima linea una generazione giovane e una presenza femminile significativa, hanno risposto all’appello, per dare voce a un settore primario sull’orlo del collasso.
La protesta, coordinata dal presidente regionale della Coldiretti, Francesco Ferreri, si configura come un atto di disperata necessità.
Non si tratta solo di lamentare una condizione critica, ma di proporre soluzioni concrete e strutturali per affrontare l’emergenza idrica che sta prosciugando le risorse e minacciando l’esistenza stessa di molte aziende agricole.
La scarsità d’acqua, esacerbata da politiche inadeguate e da un cambiamento climatico sempre più impetuoso, ha portato a raccolti scarsi, aumento dei costi di produzione e, in alcuni casi, alla desertificazione di intere aree coltivate.
Questa situazione non è solo un problema economico, ma anche sociale e ambientale, con ripercussioni dirette sull’occupazione, sulla sicurezza alimentare e sulla salvaguardia del territorio.
Accanto agli agricoltori, numerosi sindaci, simboli tangibili del legame tra amministrazione locale e mondo agricolo, hanno scelto di affiancare la protesta, consapevoli dell’importanza cruciale del settore primario per l’economia e l’identità della Sicilia.
La presenza dei rappresentanti degli enti locali sottolinea la necessità di un approccio sinergico e di politiche regionali mirate a sostenere il settore.
Il corteo, diretto verso Palazzo dei Normanni, non è un semplice gesto di protesta, ma una consegna formale di un documento programmatico che delinea le richieste urgenti e imprescindibili per il futuro dell’agricoltura siciliana.
Tra le priorità, la riduzione drastica della burocrazia, spesso paralizzante e inefficace, e, soprattutto, la realizzazione immediata di nuovi invasi e infrastrutture idriche per garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche e scongiurare il rischio di nuove crisi.
La mobilitazione rappresenta una chiamata alla responsabilità per le istituzioni regionali, un monito a non ignorare le istanze provenienti dal campo e a riconoscere il ruolo fondamentale dell’agricoltura siciliana per la prosperità e il futuro della regione.
Il grido che si leva da Piazza Marina non è solo un appello per l’acqua, ma per la sopravvivenza di un intero sistema produttivo e per la tutela di un patrimonio culturale e paesaggistico inestimabile.






