venerdì 10 Ottobre 2025
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Palermo

Archiviazione Caso Domino: dopo 38 anni, la verità ancora lontana.

Il gip di Palermo ha disposto l’archiviazione, con decreto depositato, delle indagini riaperte nel 2021 riguardanti la tragica scomparsa di Claudio Domino, il bambino di 11 anni strappato alla vita il 7 ottobre 1986 da un proiettile vagante.
Un evento che, per oltre tre decenni, ha avvolto la comunità siciliana in un velo di dolore e interrogativi irrisolti, alimentando la sete di verità della famiglia Domino.
L’avvocato Antonio Ingroia, difensore dei genitori della vittima, aveva sollevato formali obiezioni alla richiesta di archiviazione, contestandone la motivazione e sottolineando l’importanza di proseguire le indagini alla luce di possibili nuove acquisizioni.

L’indagine, un intricato labirinto di piste e depistaggi, si intreccia in maniera complessa con uno degli eventi giudiziari più significativi della storia italiana: il Maxiprocesso alla mafia.
Un dettaglio paradossale e potenzialmente rilevante – emerso successivamente – è legato all’appalto per le pulizie dell’aula bunker, lo spazio in cui si svolgeva il processo, aggiudicato alla società controllata dalla famiglia Domino.

Questo peculiare aspetto, lungi dal costituire una prova in sé, solleva interrogativi sulla possibile esposizione del bambino a dinamiche e relazioni complesse, sebbene non provi in alcun modo un coinvolgimento diretto nella vicenda.
Le circostanze della morte di Claudio rimangono inquietanti.

Il bambino, mentre giocava spensieratamente con un coetaneo in una strada di Palermo, fu colpito da un colpo di pistola sparato da un individuo a bordo di una motocicletta.

L’esecuzione, rapida e precisa, suggerisce l’intervento di un professionista, un “killer” incaricato di compiere un atto mirato.

In un tentativo di fornire una versione dei fatti, Giovanni Bontade, uno degli imputati del Maxiprocesso, in rappresentanza dei suoi compagni di detenzione, aveva rilasciato dichiarazioni negando il coinvolgimento delle organizzazioni mafiose nell’omicidio.
Tuttavia, l’affermazione, giunta in un contesto giudiziario complesso e permeato da dinamiche di omertà, necessita di essere valutata con estrema cautela.

Le dichiarazioni provenienti dal contesto carcerario, spesso filtrate da interessi personali e legami consolidati, raramente offrono un quadro completo e veritiero degli eventi.
L’archiviazione, sebbene possa rappresentare una chiusura formale, non elimina la necessità di una riflessione più ampia sulla vicenda, che si colloca in un periodo storico segnato da violenze diffuse e da un clima di paura e intimidazione che permeava la società siciliana.

La memoria di Claudio Domino, e la ricerca incessante della verità da parte della sua famiglia, continuano a rappresentare un monito per l’intera comunità, un appello alla giustizia e alla responsabilità collettiva.

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