Nel novembre 2018, un posto di blocco dei Carabinieri lungo la rete autostradale che collega Trabia a Palermo intercettò un’autovettura guidata da un uomo e con a bordo una donna, innescando una vicenda giudiziaria che sollevò interrogativi sulla natura della responsabilità penale in un contesto emergenziale e sulla discrezionalità interpretativa del giudice.
L’iniziale fermo per un controllo di routine si trasformò in una denuncia per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, a seguito del rinvenimento di hashish e marijuana.
La coppia, durante il procedimento penale che si svolse presso il Tribunale di Termini Imerese, contestò l’accusa, argomentando che la quantità di sostanze stupefacenti rinvenute non era destinata alla rivendita, bensì costituiva una scorta personale accumulata per far fronte alle restrizioni imposte dalle misure anti-contagio da Covid-19.
La pandemia, con le sue limitazioni alla libertà di movimento e alla possibilità di accedere ai canali di approvvigionamento abituali, aveva innescato un’alterazione delle dinamiche sociali che si ripercuoteva anche sulla gestione delle dipendenze.
Il giudice Luigi Bonacqua, dopo un’attenta valutazione delle prove e delle argomentazioni presentate dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Sergio Burgio e Francesco Paolo Sanfilippo, accolse la tesi degli imputati, pronunciando una sentenza di assoluzione con formula “il fatto non sussiste”.
La decisione, apparentemente inattesa, si fondò sulla considerazione che il contesto emergenziale, pur non giustificando l’uso di stupefacenti, poteva aver inciso sulla quantificazione del quantitativo detenuto, rendendolo non più funzionale alla commercializzazione ma legato a una necessità di approvvigionamento in un periodo di restrizioni.
L’episodio, nato da un tentativo di fuga di un pacchetto lanciato dal finestrino durante il controllo, si estese a un’ispezione domiciliare che permise di rinvenire ulteriore sostanza stupefacente.
Tuttavia, l’assoluzione si basò sulla valutazione complessiva delle circostanze attenuanti legate al periodo pandemico e sulla difficoltà di stabilire con certezza l’intenzione di spaccio.
La sentenza sollevò un dibattito sulla capacità del sistema giudiziario di interpretare la responsabilità penale alla luce di eventi straordinari e sulla necessità di considerare le implicazioni sociali ed economiche che possono aver influenzato il comportamento degli individui.
L’episodio illustra, inoltre, come la pandemia abbia contribuito a ridefinire i confini della liceità e dell’illiceità, aprendo nuove prospettive interpretative per il diritto penale.







