La recente scarcerazione di Giovanni Brusca ha riacceso un dibattito complesso, sollevando interrogativi legittimi nell’opinione pubblica. Tuttavia, è fondamentale contestualizzare questo evento all’interno di un quadro investigativo profondamente mutato nel tempo, un percorso che ha richiesto scelte coraggiose e spesso impopolari. A parlare è Luigi Savina, ex capo della squadra mobile di Palermo, figura chiave nella cattura del boss e testimone privilegiato dell’evoluzione delle tecniche di contrasto alla mafia.Savina ricorda un’epoca in cui l’assenza di una legislazione specifica sulla collaborazione con la giustizia rendeva l’infiltrazione e lo smantellamento di organizzazioni criminali complesse come Cosa Nostra un’impresa ardua, quasi impossibile. L’introduzione della normativa Falcone, una scelta strategica e innovativa, ha rappresentato una svolta cruciale, aprendo la strada a una fruttosa collaborazione interna che ha progressivamente svuotato il potere di Cosa Nostra dall’interno, producendo risultati tangibili e innegabili.La cattura di Brusca, pur essendo un successo significativo, per Savina si rivela secondaria rispetto all’impatto della sua successiva collaborazione. Quest’ultima, infatti, ha contribuito in modo determinante all’azzeramento dell’ala stragista di Cosa Nostra, un’operazione di portata storica che ha privato l’organizzazione di una componente particolarmente violenta e pericolosa.Savina rievoca con dovizia di particolari le fasi dell’operazione di arresto, illustrando le sfide tecniche che gli investigatori dovettero affrontare. L’utilizzo delle intercettazioni telefoniche, sebbene fondamentale, si rivelava insufficiente a causa delle limitazioni imposte dalle tecnologie dell’epoca. Le schede SIM GSM rendevano impossibile una localizzazione precisa, costringendo gli agenti a elaborare soluzioni ingegnose e creative.La soluzione, nata dall’intuizione di un giovane agente, si rivelò geniale nella sua semplicità: alterare il suono di una marmitta di motocicletta per mascherare le conversazioni di Brusca e permettere agli investigatori di localizzarlo. L’abile manovra, un connubio di tecnologia e astuzia, permise di individuare la sua posizione e portare a termine l’arresto.Questo episodio, apparentemente marginale, incarna lo spirito di resilienza e l’ingegno che hanno caratterizzato l’attività di contrasto alla mafia in quegli anni, un impegno costante volto a superare ostacoli e a trovare soluzioni innovative per proteggere la legalità e la giustizia. La vicenda di Giovanni Brusca, dunque, non può essere interpretata isolatamente, ma inserita nel contesto più ampio di una strategia investigativa complessa e coraggiosa, che ha contribuito a trasformare radicalmente il panorama criminale italiano.
Brusca, Savina e la Mafia: la svolta investigativa che ha cambiato tutto.
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