L’ombra del cancro colorettale si allunga sul nostro Paese: ogni 25 minuti, una vita si spegne a causa di questa neoplasia, un vero e proprio “killer silenzioso” che, se non affrontato in fase iniziale, si rivela particolarmente letale.
La Società Italiana di Endoscopia Digestiva (SIED), guidata dal nuovo presidente Giuseppe Galloro, professore ordinario all’Università Federico II di Napoli, ha delineato un ambizioso piano triennale focalizzato sul potenziamento radicale della prevenzione attraverso lo screening di massa.
L’impegno, presentato in anteprima durante il convegno annuale SIED a Palermo, che quest’anno celebra l’endoscopia operativa, mira a trasformare l’attuale scenario, caratterizzato da adesioni insufficienti e disomogeneità territoriale, in un modello di eccellenza.
I dati che emergono sono di allarme: il cancro colorettale (KCR) rappresenta una delle principali cause di morte per neoplasia, superando le aspettative anche in termini di impatto sulla popolazione femminile, dove si posiziona come seconda causa dopo il tumore al seno, e sulla popolazione maschile, dove risulta terzo dopo polmone e prostata.
A livello europeo, si registrano circa 500.000 nuovi casi ogni anno, mentre in Italia il numero si attesta intorno ai 50.000, con una percentuale di mortalità sconcertante, pari al 46%, traducendosi in oltre 23.000 decessi annuali.
L’aspetto cruciale risiede nel potenziale di intervento preventivo: il KCR è una delle neoplasie che meglio risponde alle politiche di screening. Una diagnosi precoce, infatti, può ridurre la mortalità in maniera significativa, attestandosi tra il 36% e il 58%.
Tuttavia, la realtà italiana contrasta con questo potenziale.
Il sistema di screening è afflitto da un marcato divario tra Nord e Sud, con un’adesione della popolazione che rimane insufficiente.
Le cifre rivelano una situazione preoccupante: nel Nord, il reclutamento raggiunge una buona efficacia (97% nel Nord, 93% nel Centro), mentre al Sud si attesta a un misero 45%.
Ancora più drammatici sono i dati relativi all’adesione effettiva agli screening, che scende al 46% al Nord, al 30% al Centro e a un critico 20% al Sud, con regioni come Sicilia e Calabria particolarmente svantaggiate.
Questa disomogeneità territoriale non è solo una questione geografica, ma riflette una più ampia problematica culturale e di sensibilizzazione.
La SIED intende assumere un ruolo proattivo per invertire questa tendenza, promuovendo campagne di sensibilizzazione mirate, con particolare attenzione alle giovani generazioni.
L’obiettivo è creare una vera e propria “cultura della prevenzione” che coinvolga la popolazione fin dalla tenera età, trasformando i giovani in promotori della salute anche all’interno delle proprie famiglie.
Inoltre, il piano triennale prevede il coinvolgimento di figure professionali di spicco, tra cui il rinomato gastroenterologo giapponese Yutaka Saito, leader mondiale nelle tecniche di diagnostica avanzata e di resezione dei tumori precoci del colon-retto.
La sua esperienza e competenza rappresenteranno un valore aggiunto per il programma di formazione e aggiornamento professionale della SIED, contribuendo a elevare gli standard qualitativi delle procedure endoscopiche in tutto il Paese.
La sfida è complessa, ma la SIED si impegna a superarla, trasformando la prevenzione del cancro colorettale in una priorità nazionale, con l’obiettivo di ridurre significativamente la mortalità e migliorare la qualità della vita dei cittadini italiani.








