Un’ordinanza emessa dalla Digos della Questura di Catania ha imposto la presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria per quattro individui, di età compresa tra i 20 e i 52 anni, in seguito a indagini che li vedono coinvolti, in concorso con altre persone ancora da identificare, in atti di resistenza, lesioni e oltraggio a pubblici ufficiali.
La gravità delle accuse è aggravata dalla commissione del reato in gruppo, durante una manifestazione pubblica, con l’utilizzo di oggetti contundenti.
L’inchiesta della Procura di Catania, denominata “Pro Pal”, estende le indagini a ulteriori cinque persone, ritenute parte attiva degli episodi violenti che hanno caratterizzato una sezione del corteo del 22 settembre.
Secondo le ricostruzioni della Digos, la manifestazione, a cui avrebbero partecipato circa 8.000 persone, si è progressivamente disgregata, mentre un nucleo di circa 200 individui, presumibilmente riconducibili a centri sociali locali, ha tentato di forzare un blocco delle forze dell’ordine presso il varco del faro Biscari, con l’obiettivo di accedere al porto.
La Procura contesta a questo gruppo un’azione deliberata e violenta, finalizzata a superare le barriere di sicurezza, mettendo a repentaglio l’incolumità degli operatori e la stabilità dell’ordine pubblico.
Lo scontro che ne è seguito ha causato lesioni a due funzionari di polizia, colpiti al volto e alla mano, mentre i manifestanti lanciavano insulti e minacce di estrema gravità, rivelando un’aggressività latente e una retorica apertamente violenta.
L’ordinanza cautelare, che ha portato all’imposizione delle misure restrittive, evidenzia come gli indagati manifestino una marcata propensione alla violenza, con una capacità di strumentalizzare anche manifestazioni pacifiche per perpetrare atti illegali.
Nel caso specifico, ciò si è concretizzato nella violazione del percorso concordato e nella successiva aggressione ai presidi di ordine pubblico, accompagnata da scontri e colluttazioni con le forze dell’ordine.
Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) sottolinea come l’intento di questi individui fosse quello di innescare un contatto fisico violento con le forze dell’ordine, possibilmente anche per amplificare la visibilità della loro partecipazione al corteo, pur al costo di commettere reati.
Si configura, quindi, una dinamica complessa, in cui la ricerca di risonanza mediatica e la volontà di contestazione si intrecciano con una predisposizione all’uso della violenza e una sfida diretta all’autorità, sollevando interrogativi sulla natura e le motivazioni di un’azione che ha messo a rischio l’incolumità pubblica e l’ordine democratico.
L’inchiesta prosegue per accertare il ruolo e la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, al fine di ricostruire la dinamica degli eventi e perseguire i responsabili delle azioni violente.






