Un drammatico episodio di violenza criminale ha scosso Catania, rivelando una spirale di tensioni latenti e un profondo disagio sociale.
La morte di Alessandro Indurre, 40enne, è il tragico epilogo di una disputa per il controllo di un parcheggio abusivo, un microcosmo che riflette una più ampia competizione per risorse limitate e potere nel tessuto urbano.
L’aggressore, Habtom Hailu, cittadino etiope di 37 anni, è stato arrestato e ha confessato l’omicidio, un gesto di inaudita brutalità immortalato dalle telecamere di videosorveglianza, prove decisive che saranno cruciali nel corso dell’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Fabio Scavone e Martina Nunziata Bonfiglio.
Le immagini rivelano una lite furiosa, culminata nell’estrazione di un’arma da taglio e il conseguente colpo mortale all’addome della vittima.
La scena, carica di orrore, si è consumata davanti agli occhi sgomenti di passanti in preda al panico.
Il tentativo della vittima di rimanere in piedi, prima del crollo finale, testimonia la forza di volontà e, forse, la speranza di salvarsi.
L’intervento tempestivo del personale del 118 non è stato sufficiente a evitare il decesso, avvenuto poco dopo in ospedale.
La successiva caccia all’uomo, che ha portato all’arresto di Hailu, è stata caratterizzata da un dettaglio emblematico: il tentativo disperato di cancellare le tracce del crimine lavandosi le mani in una fontanella pubblica, un gesto che tradisce il senso di colpa e la consapevolezza della gravità del proprio atto.
Il ritrovamento di un secondo paio di pantaloni, imbrattati di sangue, conferma l’intenzione di occultare le prove.
La gravità del gesto ha portato all’arresto in flagranza differita per omicidio volontario aggravato da futili motivi, una qualificazione che sottolinea l’assenza di un movente serio e la superficialità della motivazione.
L’omicidio si inserisce in un contesto più ampio di crescente allarme per la sicurezza a Catania, segnato da una serie di episodi di violenza armata che hanno preso di mira esercizi commerciali e abitazioni, presumibilmente legati a contrasti tra gruppi criminali attivi nello spaccio di droga e in altre attività illegali.
La situazione ha portato all’attivazione di un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e a un’operazione interforze ad alto impatto, volta a contrastare la criminalità e ripristinare la legalità.
Il sindaco Enrico Trantino, in contatto con il Viminale, ha sollecitato interventi concreti da parte dello Stato, come l’incremento di uomini e mezzi per le forze dell’ordine.
L’appello è rivolto a tutti i cittadini, invitati a non soccombere alla rabbia e allo sconforto, ma a collaborare attivamente per sostenere l’azione delle istituzioni e contrastare la violenza criminale.
La morte di Alessandro Indurre ha scatenato un’ondata di reazioni politiche, che spaziano dalla richiesta di un intervento della commissione Antimafia da parte della Lega, all’invito all’unità politica da parte di Grande Sicilia, alla richiesta di una convocazione urgente del consiglio comunale da parte del M5s, fino alla denuncia della situazione di degrado urbano da parte del Pd e all’invito a impiegare l’esercito da parte del Codacons.
La situazione, percepita come un ritorno a un clima da “Far West”, evidenzia una profonda crisi di fiducia nelle istituzioni e un bisogno urgente di politiche di prevenzione e riqualificazione urbana che affrontino le cause profonde del disagio sociale e della criminalità.