venerdì 26 Settembre 2025
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Cosa Nostra: Mafia Silenziosa, Controllo Subdolo e Nuove Sfide

L’evoluzione della criminalità organizzata siciliana, Cosa Nostra, si manifesta oggi non tanto attraverso la violenza eclatante che la caratterizzava in passato, quanto attraverso una strategia di controllo più subdola e pervasiva.
A sottolinearlo Maurizio De Lucia, Procuratore Capo di Palermo, durante l’evento “La lotta alla mafia come priorità” alla Festa dell’Unità, evidenziando un cambiamento radicale nelle modalità operative dell’organizzazione.
L’abbandono del delitto d’autore, seppur non totale, riflette una maggiore consapevolezza da parte dei boss della complessità di gestire le conseguenze legali e mediatiche di tali azioni.

La “gentilezza” delle estorsioni, che si concretizza in intimidazioni fisiche e vessatorie, si rivela uno strumento più efficace per l’estorsione, poiché più difficile da ricondurre direttamente all’associazione mafiosa.

Questi “pestaggi sistemici” costituiscono un nuovo paradigma del potere mafioso, un modo per esercitare il controllo del territorio senza generare clamore e ostacolare le indagini.
La mafia, appresa la lezione dei fallimenti del passato – in particolare, l’eccessiva dipendenza dal clan dei Corleonesi – ricerca incessantemente nuove fonti di reddito, orientandosi verso traffici illeciti transnazionali, con un’attenzione particolare al narcotraffico e alla conseguente necessità di stringere alleanze con organizzazioni criminali sudamericane.
Il progresso tecnologico ha inoltre profondamente modificato i canali di comunicazione.

L’epoca dei “pizzini”, lenti e vulnerabili, è superata dall’utilizzo di piattaforme di messaggistica istantanea, che consentono comunicazioni immediate e difficilmente intercettabili.
Questa rapida evoluzione tecnologica pone la magistratura di fronte a una sfida cruciale: la necessità di adeguare i propri strumenti investigativi e procedurali per non rimanere indietro rispetto alla velocità delle comunicazioni criminali.

La richiesta di risorse e organizzazione indirizzata alla politica riflette questa urgente necessità di modernizzazione.

Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale Antimafia, ha sollevato un’ulteriore questione cruciale: il divario tra l’azione della magistratura, concentrata sull’analisi dei fenomeni attuali, e l’approccio della politica, spesso ancorato a una visione statica e superata del fenomeno mafioso.

Questa rigidità intellettuale rischia di impedire una comprensione accurata delle nuove dinamiche criminali e di ostacolare l’adozione di misure efficaci.
La politica è chiamata a superare questo “gap”, a guardare la mafia non come un reperto storico, ma come un’entità in continua mutazione, capace di adattarsi ai cambiamenti sociali ed economici.

In questo contesto, è imperativo ripensare gli apparati legislativi e giudiziari, obsoleti e inadeguati a fronteggiare le sfide del XXI secolo.
La lotta alla mafia non può prescindere da una visione dinamica e proiettata al futuro, in grado di anticipare le strategie criminali e di rispondere con strumenti innovativi ed efficaci.

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