Nella quiete notturna, l’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani è stato teatro di un atto di straordinaria umanità: un prelievo multiorgano, frutto di una decisione altruistica e di un percorso medico rigoroso.
L’uomo, un settantenne colpito da una devastante patologia cerebrovascolare che lo aveva condotto alla Terapia Intensiva, aveva precedentemente manifestato, con chiarezza e inequivocabilità, il desiderio di lasciare in eredità la possibilità di una nuova vita attraverso la donazione dei propri organi.
La decisione, profondamente sentita, si è concretizzata dopo un’attenta e complessa procedura di accertamento della morte cerebrale, un protocollo medico preciso e severo che coinvolge specialisti multidisciplinari: anestesisti, neurologi e la direzione medica dell’ospedale.
Solo dopo la completa e inconfutabile conferma di questo stato, è stata attivata la complessa macchina organizzativa preordinata per la donazione.
A guidare questo delicato processo è stata Cristina Agozzino, responsabile dell’Unità operativa di Procure di organi e tessuti dell’Asp Trapani, in stretta sinergia con il Centro Regionale Trapianti.
La collaborazione è stata fondamentale per coordinare le operazioni e garantire la massima efficienza e sicurezza nell’esecuzione del prelievo.
I chirurghi dell’ISMETT di Palermo, esperti nel campo del trapianto, hanno eseguito l’intervento, prelevando fegato, reni e cornee.
Un team composto da medici dell’unità di Anestesia e rianimazione, tecnici di neurofisiopatologia e infermieri ha fornito supporto essenziale, garantendo condizioni ottimali per l’operazione.
Questo gesto di generosità trascende la mera assistenza medica, elevandosi a simbolo di solidarietà e di speranza per chi attende un trapianto.
Come sottolinea Giovanni Ippati, direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione, l’atto del paziente riflette una profonda coscienza sociale, una maturità emotiva che si traduce in un dono prezioso per il prossimo.
La famiglia, immersa nel dolore e nel lutto, ha dimostrato una straordinaria forza d’animo, collaborando attivamente con il personale medico e onorando la volontà del congiunto.
Questo rapporto di fiducia e collaborazione è cruciale per il successo di un gesto così complesso e delicato, e rappresenta un esempio di come la scienza e l’umanità possano congiuntamente illuminare un cammino di speranza.
La donazione multiorgano non è solo un atto medico, ma un atto di amore verso l’umanità.