È imperativo attivare, con la massima urgenza e senza ulteriori rimpiazzi, un ciclo intensivo di raccolte straordinarie di sangue e componenti ematiche a Palermo.
Questa necessità stringente è stata segnalata da Giacomo Scalzo, dirigente generale del Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell’Assessorato Regionale alla Salute, che ha indetto una conferenza urgente per il prossimo pomeriggio.
L’iniziativa, concordata con il Prefetto, il Sindaco Roberto Lagalla, gli amministratori dei comuni della Città Metropolitana e le Forze dell’Ordine, mira a definire strategie d’intervento coordinate e immediate a livello locale.
La cronica emergenza trasfusionale, una sfida che la Sicilia affronta annualmente, si acuisce significativamente durante i mesi estivi, rendendo imprescindibile un aumento sostanziale dell’attenzione dedicata alle donazioni in tutti i comuni della Città Metropolitana di Palermo.
Questa intensificazione è fondamentale per assicurare la continuità dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), in particolare per le terapie trasfusionali che salvano vite e migliorano la qualità della vita di numerosi pazienti.
Il monito del dirigente regionale non si limita alla carenza di sangue.
Rileva, con crescente apprensione, una preoccupante diminuzione dell’adesione ai programmi di screening oncologici.
Questi programmi, rivolti alla diagnosi precoce di tumori del collo dell’utero, della mammella e del colon-retto, rappresentano un pilastro fondamentale della sanità pubblica.
Un’identificazione tempestiva delle patologie oncologiche permette di intervenire con terapie mirate, riducendo significativamente tassi di mortalità e morbilità e, conseguentemente, migliorando la qualità della vita dei cittadini.
Nonostante gli sforzi profusi dal Dipartimento, attuati a livello territoriale dall’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) attraverso campagne di sensibilizzazione mirate, l’impegno di farmacie private e il contributo di associazioni di volontariato, l’adesione da parte della popolazione rimane insufficiente.
Questo fenomeno sembra essere alimentato da una complessa interazione di fattori socioculturali, che vanno oltre la mera disinformazione, e da una sottovalutazione percepita del rischio individuale.
È essenziale un’analisi approfondita di queste resistenze, per poter implementare strategie di comunicazione più efficaci, capaci di superare barriere culturali e promuovere una maggiore consapevolezza dell’importanza della prevenzione e della donazione di sangue come elementi chiave per la salute pubblica e il benessere collettivo.
L’azione immediata e coordinata è cruciale per contrastare un trend potenzialmente pericoloso e garantire la sostenibilità del sistema sanitario regionale.