La vicenda di Filippo Catanzaro, artigiano di Castelvetrano spentosi prematuramente nel gennaio del 2016, si conclude con una sentenza che segna un importante punto di riflessione sulla responsabilità della sanità pubblica e il diritto alla cura.
L’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani è tenuta a corrispondere un risarcimento di oltre un milione e trecentomila euro, comprensivo di interessi e spese legali, ai familiari della vittima, a seguito di una diagnosi errata nel Pronto Soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele II.
La storia, protrattasi per quasi un decennio, si articola in una complessa sequenza di eventi e procedimenti legali.
Il 15 gennaio 2016, Filippo Catanzaro, afflitto da un acuto malessere, si recò al Pronto Soccorso, dove venne sottoposto a un elettrocardiogramma giudicato negativo.
Questa valutazione, successivamente contestata, portò i medici a rimandarlo a casa.
Il rapido peggioramento delle condizioni sanitarie dell’uomo spinse i familiari a richiedere l’intervento del 118, ma il tentativo di soccorso durante il trasporto in ospedale si rivelò tragicamente inefficace.
La scomparsa di Catanzaro innescò una serie di indagini e azioni legali.
Inizialmente, un procedimento penale fu archiviato nel 2022, ritenendo assenti elementi sufficienti per l’accusa.
Parallelamente, la moglie, i figli e i cinque fratelli dell’artigiano intrapresero una complessa causa civile, volta a far luce sulla responsabilità dell’Azienda Sanitaria.
Il Tribunale, dopo attenta disamina delle evidenze, ha accertato una chiara e inequivocabile relazione causale tra la diagnosi errata e il decesso dell’uomo.
Questa decisione riconosce non solo un errore professionale, ma anche la violazione del diritto fondamentale alla salute e alla corretta assistenza medica.
L’assegnazione di un risarcimento così consistente riflette la gravità della perdita subita dai familiari e il riconoscimento del danno morale, patrimoniale e non patrimoniale derivante dalla perdita del loro congiunto.
Oltre al risarcimento principale, l’ASP dovrà inoltre farsi carico di circa 29.000 euro a titolo di spese legali sostenute dai familiari.
La rinuncia dell’azienda sanitaria ad appellarsi alla sentenza sottolinea la consapevolezza della responsabilità commessa e la volontà di evitare ulteriori contenziosi.
La delibera che rende esecutiva la sentenza rappresenta un monito per il sistema sanitario, sollecitando un miglioramento continuo nella qualità delle cure, nell’accuratezza delle diagnosi e nella gestione delle emergenze.
La vicenda Catanzaro, al di là dell’aspetto economico del risarcimento, solleva interrogativi cruciali sull’importanza della formazione continua del personale medico, sull’adozione di protocolli diagnostici aggiornati e sulla necessità di garantire un accesso equo e tempestivo alle cure per tutti i cittadini.






