Un grave focolaio di infezione da *Enterococcus faecalis* ha colpito trenta pazienti, provenienti da diverse province siciliane, inclusi alcuni originari di Vibo Valentia, in seguito a interventi di cataratta eseguiti in una clinica oculistica di Catania il 15 ottobre scorso.
L’evento, che ha innescato un’indagine giudiziaria, ha sollevato interrogativi cruciali sulla sicurezza delle procedure mediche e sulla gestione dei protocolli igienico-sanitari nelle strutture ospedaliere.
La Procura di Catania ha formalmente iscritto nel registro degli indagati tre figure chiave: i due chirurghi oculisti, Salvatore e Antonio Randazzo (padre e figlio), e la direttrice sanitaria, Valentina Di Maria, con l’ipotesi di lesioni colposa.
Nonostante la collaborazione degli indagati con le autorità, che si è manifestata attraverso la condivisione di informazioni e documentazione, la vicenda si configura come un caso complesso, la cui ricostruzione delle dinamiche che hanno portato al focolaio richiede un’analisi approfondita e multidisciplinare.
Per dirimere le controversie e accertare le responsabilità, la Procura ha incaricato un collegio di periti di eccezionale competenza, comprendente il medico legale Cristoforo Pomara, lo specialista in oculistica Vincenza Maria Elena Bonfiglio, l’esperta in igiene Margherita Ferrante e la microbiologa Teresa Maria Assunta Fasciana.
Il compito del collegio sarà quello di esaminare a fondo gli atti d’indagine, effettuare un’ispezione accurata della clinica, analizzare tamponi, prelievi e reperti derivanti da strumentazioni, farmaci, contenitori, rifiuti e ogni altro elemento utilizzato durante gli interventi chirurgici.
Un’attenzione particolare sarà rivolta alla documentazione medica prodotta dalla struttura e alle cartelle cliniche dei pazienti, che hanno cercato assistenza in altre strutture sanitarie a seguito delle complicazioni post-operatorie, alcune delle quali hanno portato alla perdita della vista.
L’obiettivo primario della perizia è di stabilire con certezza la situazione igienico-sanitaria prevalente nella clinica, verificando l’aderenza ai protocolli igienico-sanitari standard, la correttezza della documentazione prodotta, la qualità delle visite e degli interventi chirurgici eseguiti e la tempestività dei controlli interni.
Il lavoro del collegio peritale sarà cruciale per ricostruire la catena degli eventi e identificare eventuali carenze o negligenze che hanno contribuito alla diffusione dell’infezione.
Parallelamente all’attività della Procura, anche gli indagati e alcuni dei pazienti offesi hanno nominato propri consulenti di parte.
I Randazzo, assistiti dall’avvocato Pietro Granata, si sono avvalsi delle competenze del medico legale Lucio Di Mauro e del medico igienista sanitario Paola Nunzia Rita Pesce.
Valentina Di Maria, difesa dall’avvocato Ivana Cristina Biancoviso, ha designato l’infettivologo Francesco Zipper come suo consulente.
La presenza di consulenti di parte sottolinea la complessità della situazione e la necessità di un’analisi rigorosa e imparziale per arrivare a una ricostruzione accurata dei fatti e all’accertamento delle responsabilità.
L’intera vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla gestione del rischio infettivo in ambito sanitario e sulla necessità di garantire elevati standard di sicurezza e trasparenza per tutelare la salute dei pazienti.






