Un denso pennacchio di fumo acre ha oscurato l’alba di due giorni fa, emergendo dalle acque salmastre dell’isola di Mothia, gemma storica incastonata nel cuore della Riserva Naturale Orientata dello Stagnone.
La scena, ripresa in un breve video condiviso online da un residente di una contrada marsalese, ha rapidamente sollevato interrogativi sulla gestione del territorio.
Maria Pamela Toti, direttrice del Museo Whitaker, ha fornito una spiegazione che, pur cercando di attenuare la gravità dell’accaduto, apre spiragli su dinamiche più complesse.
La colonna di fumo era il risultato di un intervento di dismissione di un vigneto esteso per circa un ettaro, gravemente compromesso dalla peronospora, una malattia crittogamica particolarmente devastante per la vite.
L’innesco del fuoco era stato dato a piccoli cumuli di potature e residui vegetali, a cui si è inaspettatamente aggiunto un pino verde, intensificando la combustione e la produzione di fumo nero.
L’episodio, seppur giustificato come necessario per la bonifica del vigneto, evidenzia una problematica più ampia: la gestione dei rifiuti agricoli in un contesto ambientale delicato e protetto.
Non è escluso, come accennato dalla direttrice, il contributo di materiali inerti abbandonati, residui di un turismo spesso poco attento all’impatto sul paesaggio.
La presenza di plastica, se confermata, aggraverebbe ulteriormente la situazione, minando gli sforzi di tutela dell’ecosistema.
L’accaduto si inserisce in un quadro normativo rigoroso: il divieto di combustione di vegetazione secca e sterpaglie è in vigore da giugno a ottobre, un periodo cruciale per la preservazione della flora e della fauna locali.
L’ammissione di un “errore” e la conseguente “redargine” rivolta ai responsabili, unitamente al rimprovero ricevuto dai superiori, suggeriscono una presa di coscienza e una volontà di miglioramento.
La giustificazione addotta – il rischio che terzi potessero appiccare il fuoco ai cumuli di legna a causa della loro prossimità ai percorsi turistici – solleva una questione fondamentale: la responsabilità condivisa nella salvaguardia del patrimonio naturale.
Sebbene la misura precauzionale sia comprensibile, essa non può giustificare una gestione superficiale dei rifiuti che, in definitiva, espone l’ambiente a ulteriori rischi.
L’episodio ha avuto una risonanza significativa, con l’aeroporto di Birgi che ha segnalato un episodio analogo in passato.
Questa sorveglianza esterna, lungi dall’essere una fonte di fastidio, rappresenta un elemento positivo: testimonia una crescente sensibilità verso la tutela di Mothia, un’area di inestimabile valore storico, archeologico e naturalistico.
La trasparenza e la responsabilità sono, in questo contesto, strumenti indispensabili per garantire la conservazione di questo tesoro per le generazioni future, promuovendo al contempo un turismo sostenibile e consapevole.