La spirale di violenza che avvolge Gaza sta generando una catastrofe umanitaria di proporzioni inimmaginabili, con ripercussioni devastanti per la popolazione civile e un collasso imminente del sistema sanitario, già fragile. La comunità medica internazionale osserva con crescente sgomento non solo la scala della sofferenza, ma soprattutto la sistematica presa di mira di infrastrutture sanitarie, del personale medico e degli operatori umanitari, una pratica che configura una palese e gravissima violazione del diritto internazionale e delle Convenzioni di Ginevra. La situazione trascende la mera emergenza, configurandosi come un attacco al nucleo stesso del diritto universale alla salute, un diritto imprescrittibile e inalienabile.Come ha giustamente evidenziato Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCEO), il dramma si amplifica a causa della triplice emergenza: la distruzione fisica causata dai bombardamenti, la crescente insicurezza alimentare derivante dalla progressiva carenza di cibo e la drammatica scarsità di farmaci salvavita. Questa concatenazione di fattori rende l’istituzione di un corridoio umanitario stabile non un’opzione desiderabile, ma un imperativo morale e una necessità urgente per proteggere il personale medico, garantire l’accesso alle cure e facilitare l’immissione di aiuti essenziali.L’Ordine dei Medici di Palermo, in linea con la FNOMCEO e con le pressanti richieste delle organizzazioni internazionali, esprime profonda indignazione e aderisce all’appello universale per il rispetto del diritto umanitario. La tutela della salute, intesa non come semplice assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, deve essere prioritaria in ogni circostanza, anche e soprattutto in contesti di conflitto armato.Il pensiero e la solidarietà dell’intera comunità medica palermitana si stringono attorno alla collega al-Najjar, donna costretta a vivere un’esperienza di indicibile dolore, testimone di una brutalità inaudita e lacerata dalla perdita dei suoi nove figli. La sua vicenda, tragica e simbolica, incrina le fondamenta stesse della nostra umanità, ricordandoci la nostra responsabilità collettiva di agire per impedire che simili atrocità si ripetano. La situazione a Gaza non è un evento isolato, ma una ferita aperta nel tessuto globale, un campanello d’allarme che ci impone di riflettere sulle cause profonde del conflitto e di promuovere attivamente la diplomazia, il dialogo e la cooperazione internazionale per costruire un futuro di pace e prosperità per tutti. La dignità umana non può essere un concetto astratto, ma un valore concreto da difendere quotidianamente.
Gaza: Catastrofe Umanitaria e Attacco al Diritto alla Salute
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