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Palermo

Gela contro il piano sanitario: la comunità si ribella

La mobilitazione a Gela, cuore pulsante del territorio caltanissettano, rappresenta una ferma e corale opposizione a un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera regionale che rischia di compromettere irreparabilmente l’accesso ai servizi sanitari essenziali per la comunità.

Oltre a cittadini comuni, la protesta vede la partecipazione attiva di associazioni di pazienti, studenti, amministratori locali e rappresentanti del parlamento, unanime nel denunciare le conseguenze potenzialmente devastanti delle riduzioni previste.
Le testimonianze dirette dei pazienti e dei loro familiari, cariche di amarezza e disperazione, dipingono un quadro allarmante: l’impossibilità di ricevere cure adeguate nel nosocomio locale, il Vittorio Emanuele, costringendo i pazienti a percorrere lunghe e faticose tratte verso altre strutture sanitarie, spesso situate a notevole distanza.

Questo fenomeno, purtroppo già in atto, si prevede si intensifichi con l’implementazione del nuovo piano.

Il sindaco Terenziano Di Stefano, voce autorevole della comunità, ha espresso con forza il rifiuto di un ulteriore depotenziamento dell’ospedale di Gela, sottolineando la gravità della situazione.

L’area geografica di Gela, segnata da un passato industriale pesante e ancora costellata di problematiche ambientali, si trova ad affrontare un rischio sanitario amplificato dalla potenziale riduzione dei posti letto in oncologia, una specialità cruciale per una popolazione esposta a fattori di rischio specifici.

La protesta non si limita alla difesa dei posti letto esistenti, ma si estende alla salvaguardia di servizi specialistici vitali per la comunità.
Il ridimensionamento della radioterapia, una componente essenziale nella lotta contro il cancro, e la drammatica attesa, protratta per quattordici anni, per l’avvio dell’unità di terapia intensiva neonatale, rappresentano ulteriori ferite profonde per una comunità già provata.
L’assenza di quest’ultima, in particolare, mette a repentaglio la salute dei neonati e delle madri, negando loro un livello di assistenza essenziale in caso di emergenza.
La mobilitazione a Gela è quindi molto più di una semplice protesta contro un piano sanitario: è un grido d’allarme per la sopravvivenza di un sistema di cura territoriale, un monito all’attenzione per le fragilità di una comunità e un richiamo alla responsabilità politica nei confronti della salute pubblica.

La difesa dell’ospedale di Gela è la difesa di un diritto fondamentale: il diritto alla salute, garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione geografica.

La comunità si erge a baluardo contro un disegno che rischia di trasformare la salute in una merce accessibile solo a pochi.

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