L’udienza preliminare nel procedimento “Mercurio”, un’operazione dei carabinieri del Ros coordinata dalla DDA etnea che svela un intricato sistema di infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione siciliana, si è conclusa con la discussione sulla richiesta di costituzione di parte civile avanzata da un fronte ampio di enti: i Comuni di Catania, Misterbianco e Ramacca, la Regione Siciliana e il Ministero dell’Interno.
Il Giudice per le Indagini Preliminari, Fabio Di Giacomo Barbagallo, ha rinviato la decisione sulla validità di tale richiesta ad una successiva data, fissata per il 7 ottobre, lasciando in sospeso un capitolo cruciale in questo complesso iter giudiziario.
L’inchiesta “Mercurio” ha portato alla luce una strategia pervasiva messa in atto dalla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, volta a condizionare l’operato della pubblica amministrazione, strumentalizzandola per favorire attività economiche illecite, in particolare nel settore degli appalti pubblici.
L’azione investigativa ha portato all’individuazione di venticinque individui accusati di aver partecipato a questo sistema, tra cui figure di spicco della politica locale.
Tra gli imputati, spicca la figura del deputato regionale Giuseppe Castiglione, un personaggio di lungo corso nell’amministrazione pubblica siciliana, che ha ricoperto ruoli rilevanti come presidente del Consiglio comunale di Catania, capogruppo del Mpa all’ARS e membro della commissione Antimafia.
Castiglione è accusato di voto di scambio, in compartecipazione con l’ex consigliere comunale di Misterbianco, Matteo Marchese, eletto con “Italia Futura” e successivamente passato al Mpa.
L’accusa sostiene che i due avrebbero stipulato un accordo collusivo con il clan Santapaola-Ercolano per assicurarsi la vittoria nelle competizioni elettorali.
Le contestazioni si riferiscono alle elezioni regionali del 2022 per Castiglione, che si è dimesso dalla commissione regionale Antimafia, ma non dall’ARS, e alle elezioni comunali del 2021 a Misterbianco per Marchese.
Entrambi gli imputati sono assistiti dall’avvocato Salvo Pace.
L’indagine ha rivelato come la famiglia mafiosa di Ramacca abbia operato attivamente per sostenere l’elezione del sindaco Nunzio Vitale e del consigliere comunale Salvatore Fornare, quest’ultimo poi eletto vice presidente del consiglio comunale, entrambi successivamente dimessi dalle loro rispettive cariche.
Questo dimostra la capacità delle organizzazioni criminali di influenzare il tessuto amministrativo locale, penetrando nei processi decisionali e condizionando l’esito delle elezioni.
Un ulteriore tassello dell’inchiesta riguarda Rosario Bucolo, ritenuto un esponente di spicco del gruppo mafioso del Castello Ursino, specializzato in attività estorsive.
La sua scelta di collaborazione con la giustizia ha fornito elementi preziosi per ricostruire le dinamiche interne all’organizzazione e i suoi rapporti con figure politiche e imprenditoriali.
L’operazione “Mercurio” non solo ha portato alla luce un articolato sistema di corruzione e collusione, ma ha anche evidenziato la necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e di trasparenza nella pubblica amministrazione, al fine di arginare efficacemente le infiltrazioni mafiose e tutelare il principio di legalità.
La richiesta di costituzione di parte civile da parte degli enti locali rappresenta un atto significativo in questa direzione, volto a ottenere il risarcimento dei danni causati dalle attività illecite e a rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.