L’arcipelago delle Pelagie, un lembo di terra diroccato nel cuore del Mediterraneo, si trova ad affrontare una drammatica carenza di servizi sanitari che mette a dura prova la resilienza delle sue comunità. La situazione, inizialmente mitigata dalla presenza del medico di base Dionysios Liapis, con la sua capillare assistenza sia a Linosa che a Lampedusa, si è incanata in una complessa spirale di burocrazia, logistica precaria e implicazioni etiche profonde.La pensione della dottoressa Cutrone, precedentemente medico di base a Lampedusa, ha segnato l’inizio di un periodo di transizione delicato, con il dottor Liapis chiamato a coprire l’intero territorio. Un accordo temporaneo gli permise di dividere il suo tempo tra le due isole, garantendo una continuità assistenziale che, pur precaria, permetteva ai quasi novecento assistiti di accedere alle cure necessarie. L’inversione di questa soluzione, dettata da decisioni dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP), ha generato una frattura nella continuità dell’assistenza.Il trasferimento delle ricette, un tempo affidato all’equipaggio dell’aliscafo che collega le due isole, è diventato un ostacolo insormontabile. La decisione del comandante di interrompere questo servizio, unita all’atteggiamento restrittivo della farmacia lampedusana durante la stagione turistica, ha creato una barriera di accesso ai farmaci essenziali, in particolare per gli anziani e coloro che non possiedono competenze digitali o accesso a internet. Questa situazione non è una mera questione logistica, ma solleva interrogativi cruciali sull’equità nell’accesso alle cure e sulla vulnerabilità delle popolazioni isolate.Il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, ha espresso con chiarezza le preoccupazioni relative alla praticità e alla legittimità di un sistema sanitario basato su trasporti marittimi e comunicazioni non digitali, sottolineando l’inadeguatezza di “ricette a distanza” e la necessità di una presenza medica stabile a Lampedusa. La potenziamento della guardia medica rappresenta una soluzione tampone in attesa dell’esito di un bando per l’assegnazione di un medico di base permanente, un processo che si trascina senza una data certa.L’inerzia amministrativa è ulteriormente aggravata dal fatto che il dottor Liapis ha formalmente manifestato il suo interesse a partecipare al bando per Lampedusa nel 2024, senza che quest’ultimo sia stato ancora pubblicato, alimentando un circolo vizioso di attesa e incertezza.Le critiche non si limitano all’inerzia burocratica. Il consigliere comunale di opposizione, Totò Martello, ha denunciato l’effetto distorsivo del monopolio farmaceutico, evidenziando come la mancanza di concorrenza possa compromettere la flessibilità e la disponibilità dei servizi.La gravità della situazione ha superato i confini locali, raggiungendo l’attenzione del Parlamento Regionale Siciliano. I deputati del gruppo PD hanno presentato un’interrogazione all’assessore regionale alla Salute, denunciando la revoca, nel febbraio 2025, dell’incarico provvisorio al dottor Liapis, decisione che ha lasciato i cittadini lampedusani privi di un punto di riferimento medico essenziale. Questa azione amministrativa, apparentemente tecnica, rivela una profonda inadeguazione nella pianificazione e nell’erogazione dei servizi sanitari in un contesto insulare e marginale, dove la continuità dell’assistenza e la prossimità del medico rappresentano fattori determinanti per la salute e il benessere della comunità. La vicenda solleva interrogativi profondi sulla responsabilità istituzionale e sulla necessità di ripensare un modello sanitario più inclusivo, equo e attento alle specificità dei territori periferici.
Isola senza medico: emergenza sanitaria alle Pelagie
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