martedì 23 Settembre 2025
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La Lettera di Manfredi Borsellino: Un Testamento d’Amore e Dignità

La lettera di Manfredi Borsellino, indirizzata ai figli Merope, Paolo e Fiammetta, trascende la semplice risposta a un’ondata di critiche pubbliche.
È un atto di resilienza, un testamento affettivo che si erge contro la corrosione del disprezzo e il veleno della diffamazione, avvelenando il ricordo di un padre e di una famiglia distrutta dalla mafia.

La vicenda, innescata da intercettazioni ambientali emersa durante un’indagine per presunti insabbiamenti relativi a mafia e appalti a Caltanissetta, rivela conversazioni sconcertanti tra un ex collega di Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, e i suoi familiari.
Parole che feriscono profondamente, definendo il defunto giudice e le sue figlie con termini sprezzanti e svilenti, estendendo il disprezzo alla moglie Agnese, descritta in termini crudeli e disumanizzanti.

La gravità di tali affermazioni, filtrate attraverso il prisma di un programma televisivo, ha scosso i figli di Borsellino, spingendo Manfredi a intervenire con un messaggio che va oltre il semplice rimprovero.
La lettera non è solo una difesa dell’onore paterno e familiare, ma un’esortazione alla dignità e alla consapevolezza del proprio valore.
Riferendosi all’ex giudice Silvana Saguto, condannata per il peculato nell’ambito della gestione dei beni confiscati, Manfredi sottolinea l’ipocrisia di chi, professando distacco e superiorità, si rivela compromesso con la stessa criminalità che il padre combatté con coraggio.
La scrittura di Manfredi si eleva a riflessione più ampia sulla natura del male e sulla sua capacità di insinuarsi nelle istituzioni, corrompendone i valori e offuscando la verità.

Il riferimento ai figli non è un semplice atto di affetto, ma un trasferimento di responsabilità, un invito a coltivare la forza interiore necessaria per affrontare le avversità e a non lasciarsi abbattere dalla maldicenza.
“Continuate a camminare sempre a testa alta”, ammonisce, perché la vera grandezza risiede nella capacità di mantenere la propria integrità di fronte alle prove più dure.
Il linguaggio, pur intenso e commosso, si tinge di un umorismo amareggiato, con il riferimento al gergo calcistico (“genitori di un’altra categoria”), che stempera la drammaticità della situazione e sottolinea la superiorità morale della famiglia Borsellino rispetto a coloro che l’hanno diffamata.

La lettera si configura come un atto di testimonianza, un invito a non dimenticare il sacrificio di Paolo Borsellino e a perpetuarne l’eredità di giustizia e onore, rafforzando la convinzione che la verità, seppur a lungo soffocata, alla fine trionferà.
È un messaggio di speranza e di resilienza, un inno alla dignità umana che risuona potente, trasmettendo la forza di una famiglia che, pur ferita, non si piega al volere della mafia e dei suoi complici.

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