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sabato 15 Novembre 2025

Larimar, un anno di dolore: famiglia chiede verità sull’ombra dell’omicidio.

Il lutto per la perdita ingiusta di Larimar Annaloro, quindici anni, si intreccia con un profondo senso di frustrazione e incertezza per la famiglia.

La giovane è stata rinvenuta senza vita il 5 novembre 2024 nel giardino di casa, a Piazza Armerina, in un contesto drammatico segnato da un precedente alterco con una compagna di scuola.
La ricostruzione ufficiale, supportata da una perizia medico-legale disposta dalla Procura dei Minorenni di Caltanissetta, propende per il suicidio.

Tuttavia, questa interpretazione si scontra con la ferma opposizione della famiglia, che avanza con forza l’ipotesi di un omicidio.

La denuncia per omicidio, formalizzata dalla famiglia, giace ora in sospeso, alimentando un’attesa logorante e una sete di verità che si fa sempre più pressante.
“È passato un anno, un anno di dolore, di interrogativi, di silenzio – dichiara Dioslary Annaloro, sorella maggiore di Larimar – e noi, come famiglia, abbiamo il diritto inalienabile di conoscere la verità, di avere risposte concrete”.

L’elemento più sconcertante e potenzialmente rivelatore è emerso dall’analisi della corda utilizzata, un dettaglio cruciale che mina le fondamenta della narrazione suicidaria.

La relazione tecnica di genetica, redatta dal biologo della polizia, ha rilevato la presenza di tracce di DNA riconducibili a due individui maschili, persone che, a quanto risulta alla famiglia Annaloro, non hanno alcun legame con loro.

Questa scoperta solleva interrogativi profondi e richiede un’indagine accurata per identificare queste persone e chiarire il loro ruolo nella vicenda.
Il procuratore per i minorenni di Caltanissetta, Rocco Cosentino, ha confermato la prosecuzione delle indagini, prorogate per sei mesi con la prospettiva di ulteriori proroghe qualora necessarie.

L’esecutivo giudiziario assicura che “ogni aspetto viene e verrà preso in considerazione” e che non si esclude alcuna ipotesi, pur ribadendo che, sulla base dei dati oggettivi raccolti inizialmente, le evidenze facevano propendere verso il suicidio.
Tuttavia, l’insistenza sulla necessità di attendere la conclusione delle indagini, pur comprensibile, non allevia la frustrazione della famiglia, che si sente privata di un diritto fondamentale: quello di conoscere la verità sulla morte della propria figlia.

La vicenda solleva questioni complesse riguardanti il ruolo della giustizia, il diritto alla verità e la necessità di un’indagine indipendente e imparziale per accertare le responsabilità e fare luce su una tragedia che ha segnato profondamente una comunità intera.

L’ombra del dubbio persiste, alimentata da incongruenze e silenzi che richiedono una spiegazione chiara e definitiva.
La famiglia Annaloro, nel suo straziante lutto, continua a chiedere giustizia e verità, un diritto inalienabile che non può essere negato.

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