La vicenda di Laura, trentaduenne aspirante insegnante di sostegno, incarna un potente simbolo di come l’impegno istituzionale possa tradursi in un gesto concreto di equità e attenzione umana.
La sua necessità di affrontare una prova concorsuale cruciale, coincidente con l’imminenza del parto, ha innescato una risposta straordinaria da parte dell’Università Kore di Enna, un esempio lampante di come i principi di parità di genere non debbano rimanere confinati a slogan, ma si concretizzino in azioni decisive.
Di fronte alla difficoltà di Laura, che non poteva raggiungere la sede d’esame a causa della gravidanza avanzata, l’ateneo ha mobilitato risorse e competenze in tempi rapidissimi, dimostrando una sensibilità e una flessibilità rare.
Un gesto che va ben oltre la semplice gestione burocratica di un esame: si tratta di un atto di riconoscimento della dignità della persona e del diritto di Laura a perseguire il proprio percorso professionale senza che la maternità ne costituisca un ostacolo insormontabile.
La decisione di trasferire la sottocommissione direttamente all’ospedale San Marco di Catania, una struttura complessa e articolata all’interno del Policlinico, ha richiesto un’organizzazione impeccabile e una collaborazione sinergica tra diverse figure istituzionali.
Il rettore Paolo Scollo, egli stesso medico ginecologo, ha emesso un decreto speciale, un atto amministrativo volto a superare le consuete procedure, che ha permesso di realizzare questa iniziativa in meno di ventiquattro ore.
Un’azione che ha visto il coinvolgimento determinante del direttore generale Gaetano Sirna e del direttore sanitario Antonio Lazzara, testimonianza di un approccio olistico e collaborativo.
La prova d’esame, sostenuta nella stanza del primario Rapisarda, primario di Ginecologia e figura chiave in questa vicenda, si è svolta sotto l’attento sguardo del personale sanitario, profondamente commosso e entusiasta per l’opportunità di assistere a un evento così significativo.
Il gesto dell’Università Kore non solo ha permesso a Laura di affrontare la prova, ma ha anche generato un’onda di positività e ispirazione all’interno della comunità ospedaliera, rafforzando il senso di appartenenza e l’orgoglio per un’istituzione capace di coniugare rigore accademico e umanità.
Questa vicenda trascende la mera cronaca di un esame rimandato.
Essa incarna un momento di rottura con la rigidità formale, un invito a ripensare i modelli di valutazione e di accesso al mondo del lavoro, mettendo al centro la persona e le sue esigenze.
La storia di Laura e del suo parto, avvenuto a brevissima distanza dalla prova concorsuale, rappresenta un faro di speranza per tutte le donne che aspirano a conciliare la maternità e la realizzazione professionale, un monito per le istituzioni affinché si dimostrino capaci di rispondere con prontezza e sensibilità alle sfide del nostro tempo.
L’iniziativa, inoltre, solleva importanti riflessioni sull’accessibilità dei servizi educativi e sulla necessità di abbattere le barriere che spesso ostacolano il percorso di chi si trova in condizioni di vulnerabilità.