cityfood
cityeventi
lunedì 3 Novembre 2025

Mascali, ex collaboratore di giustizia, torna in carcere: nuova indagine

Angelo Mascali, figura un tempo centrale nell’apparato gerarchico della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano, pilastro di Cosa Nostra etnea, si trova nuovamente al centro dell’attenzione giudiziaria.

L’uomo, 64 anni, dopo aver collaborato con la giustizia a partire dall’agosto del 1998, è ora accusato di aver orchestrato una banda di rapinatori specializzati in aggressioni ad autotrasportatori, un’attività criminale che si sarebbe sviluppata in contrasto con i suoi precedenti accordi di collaborazione.
La Procura di Catania ha richiesto e ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Mascali e altri quattro presunti complici, in seguito a un’indagine che ha rivelato un’organizzazione criminale strutturata e operativa.

La collaborazione di Mascali, durata diversi anni, aveva contribuito in modo significativo alla ricostruzione dell’organigramma dell’associazione mafiosa e alla rivelazione delle intricate infiltrazioni di Cosa Nostra nelle attività economiche del territorio catanese.

Le sue deposizioni avevano fornito elementi cruciali per numerosi processi, permettendo di ricostruire dinamiche e responsabilità all’interno dell’organizzazione.

Tuttavia, il programma di protezione è stato revocato nel 2023 a seguito di nuove accuse, preludio a questa più recente indagine.

Le indagini condotte dai carabinieri hanno svelato come Mascali, sfruttando le sue consolidate relazioni e la sua profonda conoscenza del territorio – maturata proprio durante il periodo di collaborazione – abbia creato un gruppo criminale composto in larga misura da familiari.

Questa scelta non è casuale, ma riflette la volontà di creare un nucleo di persone fidate e difficilmente rintracciabili, operando nell’ombra per evitare l’attenzione delle forze dell’ordine.
Le accuse riguardano due episodi particolarmente violenti, verificatisi rispettivamente l’8 maggio e il 20 giugno scorsi, che hanno visto come vittime autotrasportatori provenienti dalle province di Palermo e Enna.

Lo schema utilizzato era insidioso: le vittime venivano ingannate, inducendole a recarsi in sedi apparentemente legali, ovvero imprese specializzate nel recupero, trattamento e vendita di rottami metallici situate a Catania.
Nel primo episodio, la vittima, indotta a credere di poter acquistare materiale ferroso per 10.000 euro, è stata brutalmente aggredita e derubata.

L’aggressione è stata caratterizzata da violenza fisica, con uno dei rapinatori che colpiva la vittima alla testa e al volto con il calcio di una pistola, evidenziando la premeditazione e la ferocia dell’azione.

Nel secondo episodio, la vittima è stata inizialmente pagata, per poi essere fermata, minacciata di morte e ulteriormente depredata, non solo del denaro ricevuto, ma anche di ulteriori somme custodite nel portafoglio.

Questo dettaglio suggerisce una pianificazione meticolosa volta a massimizzare il profitto e a eliminare ogni possibilità di denuncia o rintracciabilità.
L’arresto di Mascali e dei suoi presunti complici rappresenta un duro colpo per l’organizzazione mafiosa e un’ulteriore riflessione sulla complessità delle collaborazioni di giustizia e sui rischi di recidiva, soprattutto quando il percorso di reinserimento sociale non è adeguatamente monitorato e supportato.
Il caso solleva interrogativi sulla reale efficacia dei programmi di protezione e sulla necessità di una maggiore attenzione alla riabilitazione dei pentiti, al fine di prevenire il ritorno a comportamenti criminali.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap