Il rapporto presentato a Palermo, in occasione della Giornata Mondiale in Supporto delle Vittime di Tortura, getta luce su una realtà drammatica e strutturale: il percorso migratorio mediterraneo è costellato da abusi e violenze inaccettabili che lasciano cicatrici profonde e spesso invisibili. L’analisi, frutto della collaborazione tra Medici Senza Frontiere e l’ambulatorio di riabilitazione del Policlinico di Palermo, documenta l’assistenza fornita a 160 persone sopravvissute a torture tra gennaio 2023 e febbraio 2024, provenienti da un mosaico di 20 nazioni.L’impronta maschile è preponderante, con il 75% degli assistiti uomini e un’età media che si concentra tra i 18 e i 33 anni (71%). Tuttavia, la vulnerabilità femminile è particolarmente grave: l’80% delle donne prese in carico ha subito violenza sessuale, un indicatore della disumanità con cui vengono trattate.La geografia del dolore è complessa. Sebbene la Libia rappresenti il fulcro delle torture documentate (poco più della metà), un terzo degli abusi si verifica in paesi considerati “sicuri” dall’Italia, sollevando interrogativi inquietanti sui meccanismi di protezione e accoglienza. L’origine geografica della sofferenza è cruciale: la maggior parte delle torture (il 60,3%) si consuma nelle nazioni di partenza, mentre il 29% è attribuibile alle forze dell’ordine, rendendo il quadro ancora più complesso e pervaso di responsabilità.La prevalenza di sintomi da stress post-traumatico (67%) evidenzia la profonda erosione psicologica subita. Il dato più allarmante, tuttavia, è il basso tasso di riconoscimento dello status di rifugiato (solo il 22%), una barriera che impedisce a queste persone di accedere a forme di protezione adeguate e di ricostruire la propria vita.La situazione emerge come un fallimento collettivo, che esige una risposta urgente e strutturale. Oltre all’assistenza medica e psicologica – essenziale per la ricostruzione della fiducia e dell’identità – è imperativo affrontare le cause profonde di questa violenza: le condizioni di instabilità politica, la povertà, le reti di trafficanti che prosperano sull’exploitation umana. La collaborazione tra istituzioni, organizzazioni umanitarie e comunità locali è fondamentale per garantire un percorso di accoglienza, protezione e integrazione che permetta a queste persone di ritrovare la dignità e la speranza in un futuro migliore, riconoscendo il diritto inalienabile alla sicurezza e alla libertà. L’assistenza, che si protrae in centri di accoglienza dove risiede il 63% degli assistiti, è solo il primo passo verso un percorso di ricostruzione.
Migranti, un Mare di Torture: Palermo lancia l’allarme
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