mercoledì 10 Settembre 2025
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Montante, inizio pena: l’ex industriale si presenta a Bollate

L’esecuzione della sentenza d’appello che condanna Antonello Montante, figura di spicco nel panorama industriale siciliano e precedentemente a capo di Confindustria Sicilia, ha preso il via con la sua presentazione volontaria presso il carcere di Bollate, in Lombardia.
La decisione della Procura Generale di Caltanissetta di procedere con l’atto esecutivo, bypassando la fase di ricalcolo della pena disposta dalla Corte di Cassazione, riflette l’urgenza di dare attuazione alla decisione giudiziaria, nonostante l’annullamento parziale della sentenza di secondo grado e la necessità di una nuova valutazione quantitativa della pena.
Questo ricalcolo, un atto tecnico-giuridico, è ora inevitabile, ma non sospende l’immediata esecuzione, il cui ammontare minimo si attesta a quattro anni e cinque mesi.

La vicenda Montante trascende la semplice vicenda penale, configurandosi come un episodio emblematico di un sistema complesso, intriso di dinamiche politiche ed economiche che hanno permeato la realtà siciliana per decenni.

L’accusa che ha portato alla condanna verte sulla creazione e gestione di una sofisticata rete di informatori, un vero e proprio apparato di intelligence parallelo, finalizzato a raccogliere informazioni sensibili e a costruire dossier dettagliati su esponenti politici e figure chiave della società siciliana.

Questo sistema, costruito su relazioni di potere e favoritismi, mirava a esercitare un’influenza pervasiva sulla vita politica dell’isola, manipolando processi decisionali e condizionando equilibri istituzionali.
L’attività di dossieraggio, elemento centrale dell’accusa, rivela un approccio deliberatamente mirato a screditare, intimidire e, in ultima analisi, controllare gli attori del panorama politico siciliano.

La creazione di questi profili dettagliati, frutto di una raccolta sistematica di informazioni personali, professionali e finanziarie, costituiva uno strumento di pressione e ricatto, volto a piegare la volontà degli obiettivi all’interesse del presunto mandante.

La vicenda Montante, quindi, non è solo una storia di corruzione, ma anche un’indagine profonda su come il potere economico possa essere utilizzato per distorcere il processo democratico e compromettere l’integrità del sistema giudiziario.

La sua presentazione volontaria a Bollate segna l’inizio di un nuovo capitolo, ma lascia aperta la questione dei complici e delle responsabilità che, inevitabilmente, dovrebbero emergere dalle prossime indagini e dal ricalcolo della pena.

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