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lunedì 27 Ottobre 2025

Nuova svolta nell’inchiesta su Galvagno: accuse ampliate

Un’ulteriore, significativa indagine si chiude con un nuovo avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, ridefinendo l’ambito delle accuse precedentemente formulate a luglio.
Questa evoluzione processuale sostituisce la precedente notifica e amplia il ventaglio di reati contestati, inglobando ora imputazioni di falso ideologico e truffa, a cui si aggiungono, ovviamente, i già noti capi d’accusa di corruzione e peculato.
L’indagine, focalizzata inizialmente sull’utilizzo improprio delle risorse finanziarie destinate ai festeggiamenti di Capodanno a Catania, si è ora estesa a un’analisi più approfondita delle circostanze relative all’impiego non autorizzato delle autovetture di servizio, comunemente denominate “auto blu”.

Il nuovo avviso, formalmente notificato giovedì scorso, esclude esplicitamente la contestazione relativa alla presunta corruzione legata all’evento di Capodanno, ma concentra l’attenzione su una serie di attività riguardanti l’uso improprio delle vetture istituzionali.
In particolare, a Gaetano Galvagno e all’autista Roberto Marino vengono contestati in solido i reati di truffa e falso ideologico, derivanti da una presunta sistematica alterazione delle procedure di rimborso delle missioni.
Si sospetta che siano state create documentazioni contraffatte per giustificare l’utilizzo delle auto blu per fini personali e non istituzionali, permettendo ai due indagati di ottenere indebiti vantaggi economici.
L’accusa ipotizza un meccanismo volto a mascherare l’uso privato delle autovetture, con la creazione di falsi documenti di viaggio e la manipolazione dei registri di rimborso.
Questa dinamica, se provata, costituirebbe un’alterazione della verità processuale e una violazione delle normative che disciplinano l’utilizzo dei beni pubblici.
L’evoluzione dell’indagine, con l’aggiunta di queste nuove imputazioni, sottolinea la complessità del caso e la necessità di un approfondimento investigativo per accertare la responsabilità dei soggetti coinvolti e ricostruire le dinamiche interne all’amministrazione regionale.

La vicenda solleva interrogativi significativi sull’etica pubblica e sulla gestione delle risorse istituzionali, con potenziali implicazioni per l’immagine e la credibilità delle istituzioni siciliane.

L’ulteriore inchiesta rafforza la necessità di una revisione delle procedure di controllo e di una maggiore trasparenza nell’utilizzo dei beni pubblici, al fine di prevenire abusi e garantire la legalità nell’amministrazione regionale.

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