A Scicli, la città che ha fatto celebre il commissario Montalbano, si è consumata una tragedia che scuote la comunità: l’omicidio di Giuseppe Ottaviano, 43enne, perpetrato nella sua abitazione il 12 maggio 2024.
L’arresto di Giovanni Agosta, 43 anni, segna una svolta nelle indagini, guidate dal procuratore di Ragusa, Francesco Puleio, che hanno ricostruito un quadro complesso e drammatico, intriso di gelosia e ossessione.
La scoperta del corpo senza vita, avvenuta dopo che amici e familiari, allarmati dalla prolungata assenza di notizie e dall’impossibilità di contattare la vittima, avevano forzato l’accesso alla sua dimora in via Manenti, ha subito acceso i riflettori sulla vicenda.
L’esame medico-legale ha confermato una morte violenta, riconducibile a un violentissimo pestaggio avvenuto presumibilmente la notte precedente.
Le lesioni, che includevano fratture costali, un gravissimo trauma cranico e multiple ferite lacero-contuse, testimoniano la ferocia dell’aggressione e suggeriscono che Ottaviano sia stato lasciato morire lentamente, agonizzante.
Le indagini hanno rapidamente escluso la rapina come movente; l’assenza di segni di effrazione e la presenza di oggetti di valore, come cellulari e portafoglio, smentivano questa pista.
Il focus si è presto spostato su una intricata rete di relazioni personali, in particolare sulla tormentata vicenda sentimentale che legava la vittima a una giovane donna.
La loro relazione, protrattasi per anni, era stata interrotta pochi giorni prima del decesso di Ottaviano, innescando una spirale di ossessione e rancore nel nuovo compagno della donna, Giovanni Agosta.
Le tensioni tra Ottaviano e Agosta erano sfociate in un confronto verbale, durante il quale Agosta aveva intimato alla vittima di cessare ogni contatto con la sua ex fidanzata.
Nonostante questo avvertimento, i ripetuti tentativi di Ottaviano di riallacciare i rapporti con la donna avrebbero spinto Agosta, presumibilmente con l’aiuto di un complice, a pianificare un’azione vendicativa.
L’indagine ha rivelato un tentativo di eludere le telecamere di sorveglianza, suggerendo una premeditazione nell’azione criminale.
Tuttavia, un sistema di videosorveglianza di un’attività commerciale locale è riuscito a registrare l’avvicinamento di Agosta all’abitazione della vittima, fornendo un elemento probatorio cruciale per l’accusa.
Questo dettaglio, unito ad altre evidenze raccolte durante le indagini, ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Giovanni Agosta, accusato di omicidio aggravato.
La vicenda getta una luce inquietante sulla fragilità delle relazioni umane e le conseguenze devastanti della gelosia e dell’ossessione.







