Un’articolata operazione antidroga, denominata “Primus 2”, ha portato all’arresto di cinque individui nell’area etnea, con la collaborazione tra la squadra mobile di Catania e il commissariato di Adrano.
Le misure cautelari – custodia cautelare in carcere per Angelo Armenia (22 anni), Alfio Milazzo (21 anni) e Dario Scalisi (27 anni), e arresti domiciliari per Pietro Bonaventura (21 anni) e Carmelo Rosano (28 anni, quest’ultimo con l’applicazione del braccialetto elettronico) – sono state disposte dal giudice per le indagini preliminari (GIP) su richiesta della Distrettuale Antimafia etnea (DDA).
L’indagine, frutto di un’attività di investigazione complessa e prolungata, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare che coinvolge complessivamente quattordici persone, dieci delle quali sono già state fermate in precedenza durante la prima fase dell’operazione “Primus”.
I soggetti arrestati sono accusati di aver costituito e partecipato attivamente a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Le accuse si estendono a ulteriori reati gravi, tra cui estorsione e detenzione illegale di armi, che vengono inquadrati come aggravanti particolarmente rilevanti.
L’elemento che ha reso l’indagine particolarmente delicata e complessa è la contestazione di modalità mafiose nell’esecuzione dei reati.
L’attività criminale dei presunti trafficanti era infatti finalizzata a favorire e sostenere il clan Scalisi, noto gruppo criminale con radici profonde nel territorio di Adrano.
La DDA ritiene che il traffico di droga rappresentasse una fonte di finanziamento e di potere per l’organizzazione, integrando un’azione volta a rafforzare la sua influenza e a consolidare il controllo sul territorio.
L’operazione “Primus 2” segna un momento cruciale nella lotta alla criminalità organizzata in provincia di Catania, dimostrando l’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura nel contrasto alle attività illecite che danneggiano la comunità e minano la sicurezza pubblica.
L’indagine, ancora in corso, mira a disarticolare completamente la rete di trafficanti e a individuare tutti i complici coinvolti, con l’obiettivo di smantellare il sistema di potere e ricchezza costruito attorno al clan Scalisi.
L’applicazione del braccialetto elettronico a carico di Rosano, inoltre, sottolinea l’importanza di un controllo costante e rigoroso per prevenire ulteriori attività criminali.








