Il 2025 si rivela un anno di crescita esponenziale per la Fondazione Orestiadi di Gibellina e per il suo Museo delle Trame Mediterranee, segnando un aumento del 40% nel numero di visitatori rispetto all’anno precedente, con un totale di 14.000 presenze.
Questo successo, unito al record assoluto di presenze raggiunto dalla 44a edizione del Festival Orestiadi, che ha accolto 6.000 spettatori, testimonia una risonanza culturale sempre più ampia e un crescente interesse per l’eredità artistica e storica del territorio.
La Fondazione Orestiadi, nata dalle ceneri del terremoto del Belice, si conferma un polo di eccellenza, non solo per la sua capacità di conservare e valorizzare il patrimonio culturale mediterraneo, ma anche per il suo ruolo attivo nella promozione del dialogo interculturale e nella formazione delle nuove generazioni.
Il Presidente Francesco Corrao sottolinea con orgoglio i risultati raggiunti, evidenziando come il successo non sia limitato ai progetti espositivi, frutto di una ricerca costante e di collaborazioni con istituzioni di prestigio, ma derivi anche dall’impegno educativo rivolto alle scuole, un investimento strategico per coltivare una società più consapevole, creativa e incline all’ascolto reciproco.
L’apertura al dialogo e alla sperimentazione è ulteriormente sancita dall’imminente inaugurazione, il 14 dicembre, della mostra “Nuovi linguaggi nelle arti tra le due rive”, curata da Enzo Fiammetta, direttore del Museo delle Trame Mediterranee.
L’esposizione, già accolta con entusiasmo a Tunisi grazie alla collaborazione con l’Istituto italiano di cultura, offre un affascinante percorso attraverso le contaminazioni artistiche che attraversano il Mediterraneo, mettendo in luce la ricca complessità delle relazioni culturali tra l’Italia e l’Africa del Nord.
Un elemento particolarmente significativo della mostra è la presenza di un nucleo storico di opere realizzate negli anni Ottanta dalla cooperativa delle ceramiche di Gibellina, frutto della visione artistica di figure chiave come Carla Accardi, Pietro Consagra e Arnaldo Pomodoro.
Queste opere, originariamente concepite come parte integrante del progetto di ricostruzione post-terremoto, rappresentano un’eredità preziosa che testimonia il ruolo di Gibellina come laboratorio artistico d’avanguardia e ponte culturale tra le sponde del Mediterraneo, un crocevia di idee e influenze che continua a ispirare nuove forme espressive.
La mostra, quindi, non è solo un’occasione per ammirare opere d’arte, ma anche per riflettere sulla storia, sulla memoria e sul futuro di un territorio segnato da una profonda trasformazione.






