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martedì 11 Novembre 2025

Palermo, 4 novembre: Manifestazione per la Palestina, un grido di denuncia.

Il 4 novembre, data simbolica carica di memoria storica, si è trasformato a Palermo in un focolaio di contestazione pacifica.
Un corteo, guidato dall’associazione pro-Pal, ha attraversato il centro cittadino, da Piazza Croci fino alla Prefettura in Via Cavour, portando con sé un grido chiaro e urgente: “Il 4 novembre non c’è niente da festeggiare”.

L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di circa trecento persone, si pone come un atto di denuncia e di lutto, a fronte di una realtà palestinese devastata dalla guerra e dalle sue conseguenze.
Gli organizzatori richiamano l’attenzione su un bilancio tragico che supera le 70.000 vittime, evidenziando un coinvolgimento, seppur indiretto, dello Stato italiano nelle dinamiche di conflitto.

La tregua, lungi dal portare sollievo, non ha arrestato la spirale di violenza, con ulteriori 500 palestinesi che hanno perso la vita.
La manifestazione non si limita a denunciare la catastrofe umanitaria.
Essa rappresenta anche una critica radicale alle priorità politiche ed economiche a livello nazionale.

Gli attivisti mettono in luce una tendenza preoccupante: la riduzione degli investimenti in settori vitali come la sanità e il welfare, a favore di un aumento delle spese militari e del riarmo.
Questo spostamento di risorse, secondo gli organizzatori, aggrava ulteriormente la vulnerabilità delle fasce più deboli della popolazione e alimenta un circolo vizioso di ingiustizia sociale.

La presenza massiccia di agenti di polizia e carabinieri, seppur volta a garantire l’ordine pubblico, sottolinea la sensibilità politica dell’evento e la sua potenziale capacità di mobilitazione.

La scelta del 4 novembre, data che commemora la Liberazione dal nazifascismo, è significativa: si vuole richiamare un passato di lotta per la pace e la giustizia sociale, invitando la società italiana a riflettere sulle responsabilità attuali e a opporsi a ogni forma di violenza e oppressione.

La manifestazione si configura quindi come un appello a un futuro più giusto e pacifico, un futuro in cui la vita umana sia al centro delle decisioni politiche ed economiche.

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