Il 42° anniversario della tragica scomparsa del giudice Rocco Chinnici, insieme ai carabinieri Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta e all’umile, ma essenziale, figura di Stefano Li Sacchi, ha illuminato Palermo con un ricordo solenne, un monito costante contro l’ombra della mafia.
Il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha presieduto la commemorazione, non solo per onorare le vittime, ma per riaffermare con forza e risolutezza l’impegno ineludibile della Sicilia nella battaglia contro la criminalità organizzata.
Il pensiero del Presidente, espresso con profonda commozione, ha focalizzato l’importanza della figura di Chinnici, un intellettuale e un uomo di legge che, con la sua visione profetica, ha inaugurato un’epoca di nuove strategie di contrasto mafioso.
Chinnici non fu un semplice giudice, ma un architetto di un approccio innovativo, consapevole che la lotta alla mafia non poteva essere affrontata con le sole armi del diritto penale tradizionale.
Comprendeva acutamente la necessità di una sinergia tra diverse competenze, un’intelligenza collettiva che potesse sviscerare le radici profonde del fenomeno criminale e smantellare le sue strutture di potere.
Fu proprio questa lungimiranza a spingerlo a promuovere il concetto di “pool antimafia”, una struttura di lavoro basata sulla collaborazione e la condivisione di informazioni tra diversi magistrati, un modello che avrebbe poi rivoluzionato il modo in cui si affrontava la lotta alla criminalità organizzata in Italia.
La sua eredità non si limita quindi all’esempio di coraggio personale, ma si estende alla creazione di istituzioni e metodologie che hanno profondamente trasformato il sistema giudiziario.
Il ricordo di Chinnici, al di là del tributo formale, rappresenta un appello alla vigilanza costante, un invito a non abbassare mai la guardia contro la corruzione, l’omertà e la sopraffazione.
Richiede un impegno quotidiano, non solo da parte delle istituzioni, ma da parte di ogni singolo cittadino, affinché i principi di legalità e giustizia possano trionfare.
La presenza del gonfalone regionale, simbolicamente collocato nel luogo della tragedia, e il gesto solenne dell’assessore Nuccia Albano, che ha deposto una corona d’alloro, hanno reso omaggio non solo alla memoria delle vittime, ma anche al coraggio delle loro famiglie, che hanno trasformato il dolore in un esempio di resilienza e di testimonianza civile, contribuendo a mantenere viva la fiamma della speranza in una Sicilia libera e giusta.
Il loro esempio, così come quello di Chinnici e dei suoi collaboratori, continua a illuminare il cammino verso un futuro in cui la legalità prevalga sulla violenza e la giustizia possa finalmente essere erogata a tutti.