Palermo, miracolo in ospedale: giovane salvata grazie all’Ecmo

La notte del 26 novembre, un team di professionisti del reparto di emergenza dell’Ospedale Civico di Palermo ha orchestrato un intervento salvavita di eccezionale complessità e durata, che ha restituito alla vita Giada, una giovane donna di 19 anni.

Per quasi novantacinque minuti, un’incessante sequenza di manovre di rianimazione cardiopolmonare, meticolosamente eseguite e alternativamente affidate a diversi membri del personale medico e infermieristico, ha rappresentato l’ultima speranza per la giovane paziente, sull’orlo del collasso irreversibile.
La situazione era drammatica: Giada si trovava in arresto cardiaco, una condizione acuta e potenzialmente fatale.

La causa, una miocardite fulminante, si era manifestata in seguito a un’infezione virale contratta durante un viaggio in Lapponia.

La miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco, aveva compromesso la capacità del cuore di pompare il sangue, innescando l’arresto.
Il tempo, in queste circostanze, si rivela una variabile cruciale.
La rianimazione cardiopolmonare, pur essenziale, presenta dei limiti: mantiene la paziente in vita, ma non affronta la causa sottostante.
Per questo, la disponibilità e l’immediato utilizzo di una macchina Ecmo (Extracorporeal Membrane Oxygenation) si sono rivelati determinanti.
L’Ecmo, un sofisticato dispositivo di supporto vitale, ha assunto la funzione del cuore e dei polmoni, ossigenando il sangue e pompandolo nel corpo, consentendo al team medico di concentrarsi sul trattamento della miocardite.
La decisione di impiegare l’Ecmo non è stata casuale.

L’Ospedale Civico di Palermo è l’unica struttura nella città a disporre di questo macchinario salvavita e ad aver integrato il suo utilizzo in un contesto di pronto soccorso.

Un’iniziativa strategica promossa dal Direttore del Dipartimento Emergenza Urgenza, Vincenzo Mazzarese, e dal Primario del Pronto Soccorso, Massimo Geraci, che ha prefigurato la necessità di un intervento tempestivo e completo in situazioni di emergenza cardiovascolare.
L’alternativa, il macchinario presente presso l’ISMET, si rivelerebbe impraticabile data l’assenza di un servizio di pronto soccorso.
Grazie alla tempestività e alla perizia del personale medico e infermieristico, Giada non ha subito danni cerebrali permanenti.

Dopo un periodo di terapia intensiva, la giovane è stata trasferita nel reparto di cardiologia, segnando una fase cruciale del suo percorso di guarigione.
La vicenda, un esempio emblematico di come la combinazione di competenze specialistiche, tecnologie avanzate e una profonda dedizione al paziente possano fare la differenza tra la vita e la morte, sottolinea l’importanza di strutture ospedaliere equipaggiate per affrontare le emergenze più complesse.
La storia di Giada è un tributo al valore imprescindibile del personale sanitario e alla costante evoluzione delle pratiche di emergenza.

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