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martedì 11 Novembre 2025

Palermo: Scoperta Rete di Contraffazione dei Pupazzi Labubu

L’operazione dei finanzieri a Palermo ha portato alla luce una sofisticata rete di contraffazione che ruota attorno ai Labubu, i pupazzi di peluche ideati dall’artista hongkonghese Jason Freeny e divenuti un fenomeno globale.

Oltre 10.000 esemplari sono stati sequestrati, un volume significativo che testimonia la portata dell’attività illegale.
Una parte consistente, 3.000 pupazzi, è stata rinvenuta all’interno di un negozio di giocattoli situato in un centro commerciale, indicando una distribuzione capillare attraverso canali commerciali apparentemente legittimi.
L’indagine, condotta dal Corpo delle Riserve Forestali e dei Corpi di Vigilanza dello Stato, ha permesso di identificare ben sette esercizi commerciali coinvolti nella vendita di questi prodotti contraffatti.
L’analisi ha rivelato che si trattava di imitazioni pressoché perfette degli originali, un dettaglio cruciale che sottolinea la competenza e l’ingegnosità dei produttori illegali.
Sebbene l’apparenza fosse simile, i materiali utilizzati erano di qualità nettamente inferiore, compromettendo la sicurezza dei consumatori, soprattutto dei bambini.

La catena di approvvigionamento dei pupazzi contraffatti si rivela complessa e ramificata.
I prodotti venivano acquisiti senza la regolare documentazione fiscale, tramite canali non ufficiali e spesso sfruttando la flessibilità delle piattaforme di e-commerce, inclusi alcuni appartenenti a importanti catene di distribuzione.

Questa strategia permetteva di eludere i controlli e di minimizzare il rischio di essere scoperti.

Il raggruppamento di questi prodotti su piattaforme online e retail ha permesso di abbassare il prezzo di vendita, rendendoli allettanti per i consumatori meno attenti.

La sottile differenza di costo rispetto agli originali, unita alla presenza di loghi, colori e confezioni apparentemente identici, rendeva difficile per l’acquirente medio discernere la contraffazione.
L’inganno era ulteriormente aggravato dall’utilizzo di etichette e codici identificativi falsificati, elementi progettati per simulare l’autenticità dei prodotti.
L’operazione evidenzia come la contraffazione, alimentata dalla crescente popolarità di determinati prodotti di tendenza, rappresenti una seria minaccia non solo per i titolari di marchi, ma anche per l’economia legale e la tutela del consumatore.

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