Dalle sale del Palazzo Apostolico, un messaggio di speranza e di profonda commozione si è rivolto a Lampedusa, durante la presentazione del progetto “Gesti di Accoglienza” per la candidatura a Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.
Papa Leone XIV, riprendendo un gesto iconico del suo predecessore, Papa Francesco, ha aperto il suo intervento con un caloroso “O’scià!”, un saluto che riecheggia il primo viaggio apostolico in quell’isola simbolo dell’accoglienza.
Il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, ha introdotto il messaggio come una sorpresa per la comunità lampedusana, ponendo l’accento sulla sua importanza.
Papa Leone XIV ha annunciato l’intenzione di visitare Lampedusa, auspicando un incontro in presenza “nonostante la distanza che ci separa, e con la speranza di un futuro prossimo”.
Il suo discorso ha poi assunto un tono di profonda riflessione, evocando le tragedie umane che si consumano nel Mare nostrum.
“Tante vite spezzate”, ha affermato il Pontefice, con un’eco di dolore che si amplifica pensando “alle madri, ai bambini…”, le cui voci disperate risuonano non solo verso il cielo, ma, soprattutto, nei nostri cuori.
Le sepolture a Lampedusa, luoghi di riposo per coloro che hanno cercato rifugio, sono per Leone XIV “semi” da cui deve germogliare un mondo nuovo, un’umanità rinnovata.
Il Papa ha riconosciuto il valore del lavoro di chi, grazie alla carità, ha offerto una nuova possibilità di vita a migliaia di persone, molte delle quali si sono trasformate a loro volta in agenti di giustizia e di pace, testimoniando il potere contagioso del bene.
Questa catena di solidarietà, questa capacità di trasformare il dolore in azione, è la vera essenza dell’umanità.
Rivolgendosi alla gente di Lampedusa, Papa Leone XIV ha espresso gratitudine a nome di tutta la Chiesa, un ringraziamento che si aggiunge a quello già espresso da Papa Francesco.
Ha elogiato il lavoro incessante di associazioni, volontari, amministrazioni, sacerdoti, medici, forze dell’ordine e di tutti coloro che, spesso nell’anonimato, hanno offerto un volto umano, un sorriso, una parola di conforto a chi ha affrontato un viaggio disperato alla ricerca di speranza.
Il suo intervento ha delineato Lampedusa come un “baluardo di umanità”, un punto di resistenza contro le divisioni, le paure e le ingiustizie che minacciano il tessuto sociale.
Ha sottolineato l’indissolubile legame tra giustizia e compassione, tra legittimità e ascolto del dolore altrui, principi cardine per la costruzione di una società più equa e solidale.
La vera giustizia, ha affermato, non è fredda impersonalità, ma empatia, capacità di mettersi nei panni dell’altro, di condividere la sua sofferenza e di agire per alleviarla.