La vicenda che coinvolge Paragon Solution, la società israeliana fornitrice di tecnologia di sorveglianza, e il governo italiano si infittisce, aprendo un vaso di Pandora di interrogativi sulla sicurezza nazionale, la trasparenza istituzionale e i limiti del controllo democratico. La decisione di Paragon di interrompere il contratto con l’Italia, motivata dall’impossibilità del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza nazionale) di procedere a un’indagine approfondita sulle attività di spionaggio, rivela una frattura profonda tra le parti e solleva dubbi inquietanti sulle reali intenzioni di chi ha ordinato e condotto tali operazioni.Secondo quanto denunciato da Luca Casarini, fondatore dell’organizzazione Mediterranea Saving Humans, e da altre figure coinvolte, l’utilizzo di tecnologie avanzate di sorveglianza, presumibilmente il software Paragon, è stato impiegato per monitorare sistematicamente giornalisti, attivisti e personalità critiche nei confronti del governo. La negazione da parte del Copasir di poter accertare i responsabili di tali azioni, e la successiva relazione giudicata “inesatta” e “edulcorata” dalla società israeliana, appaiono come un tentativo di occultare la verità e proteggere i mandanti.La vicenda pone interrogativi cruciali: Paragon Solution possiede effettivamente le informazioni necessarie per identificare gli esecutori degli atti di spionaggio, come sostiene? Se ciò fosse vero, perché il Copasir ha ostacolato l’indagine? Quali sono le ragioni di un monitoraggio prolungato, protratto per ben cinque anni, di attivisti e giornalisti, equiparandoli, di fatto, a soggetti di pericolo come terroristi e criminali? Perché questi soggetti non sono mai stati ascoltati dal Copasir? E, infine, dove sono finiti i dossier dettagliati elaborati dai servizi segreti su queste persone?L’interruzione del contratto da parte di Paragon non è un gesto isolato, ma un segnale di una crisi più ampia che riguarda la fiducia nelle istituzioni e la capacità del Parlamento di esercitare un controllo efficace sui servizi di intelligence. La vicenda apre un dibattito urgente sulla necessità di riformare il sistema di controllo, garantendo maggiore trasparenza e accountability. Il rischio, altrimenti, è che la verità scompaia, inghiottita dal consueto “dimenticatoio italiano”, lasciando strascichi amari di sospetti e di una democrazia ferita nel suo nucleo. La parola passa ora al Parlamento, chiamato a un’indagine approfondita e imparziale, per restituire fiducia ai cittadini e chiarire le responsabilità di chi ha agito nell’ombra.
Paragon-Italia: Spionaggio, Copasir e una Democrazia Ferita
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