L’avvocato Filippo Piritore, figura apicale nella pubblica amministrazione e precedentemente prefetto, ha annunciato l’intenzione di adire il Tribunale del Riesame per contestare la misura cautelare degli arresti domiciliari disposta a suo carico.
La decisione, frutto di un’indagine complessa e delicata, lo vede implicato in un presunto depistaggio delle indagini riguardanti l’efferato omicidio del presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, evento che ha profondamente segnato la storia italiana.
La strategia difensiva, affidata agli avvocati Gabriele Vancheri e Dino Milazzo, si concentrerà sull’impugnazione del provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio, un atto conseguente alle richieste formulate dalla Distrettuale Antimafia di Palermo.
L’esecuzione, avvenuta di recente, ha scosso l’opinione pubblica e ha generato un acceso dibattito sul ruolo delle istituzioni e sulla trasparenza delle procedure investigative.
Secondo l’accusa, Piritore avrebbe svolto un ruolo attivo nel compromettere le indagini, contribuendo alla scomparsa di un guanto, presumibilmente appartenuto a uno degli esecutori materiali dell’omicidio.
Questo elemento, cruciale nella ricostruzione della dinamica del crimine, avrebbe ostacolato l’identificazione dei responsabili e ritardato l’applicazione della giustizia.
Nel corso di un interrogatorio preventivo condotto nelle settimane precedenti alla sua attuale condizione, Piritore ha ribadito la propria innocenza, negando qualsiasi coinvolgimento nei fatti.
Ha inoltre tentato di minimizzare il proprio ruolo nella vicenda, offrendo una versione dei fatti che differisce da quella sostenuta dall’accusa.
Questa contraddizione tra le dichiarazioni di Piritore e le evidenze raccolte dalla Procura rappresenta uno degli elementi centrali del contraddittorio giudiziario in atto.
La vicenda solleva interrogativi significativi sulla complessità delle dinamiche investigative in casi di omicidio politico di tale rilevanza, e sul delicato equilibrio tra la necessità di proteggere le fonti di informazione e il diritto alla trasparenza nell’esercizio della funzione giudiziaria.
L’azione del Riesame si preannuncia cruciale per valutare la sussistenza dei presupposti per la permanenza della misura cautelare e per definire i confini della responsabilità dell’ex prefetto in un caso che ha profondamente scosso il tessuto sociale siciliano e nazionale.








