Nel corso delle recenti proteste Pro Pal a Catania, un’indagine condotta dalla Digos della Questura ha portato all’emissione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di nove individui, quattro dei quali sottoposti all’obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura etnea, si concentra su un episodio di particolare gravità verificatosi il 22 settembre, durante una manifestazione che ha visto la partecipazione stimata di circa ottomila persone.
L’evento, inizialmente pacifico, ha subito una drammatica escalation quando un gruppo di circa duecento manifestanti, identificati come militanti di centri sociali locali, hanno tentato di forzare un blocco delle forze dell’ordine al varco del faro Biscari, con l’obiettivo di accedere al porto.
L’accusa sostiene che questo gruppo, alcuni dei quali armati di oggetti contundenti quali aste e bastoni, ha manifestato un’intenzione precisa: violare la linea di confine stabilita e sfidare l’autorità delle forze dell’ordine.
Le azioni del gruppo hanno provocato scontri violenti, durante i quali due funzionari di polizia hanno riportato ferite al volto e a una mano.
La tensione è stata ulteriormente acuita da slogan aggressivi e minacciosi, urlati dai manifestanti, che riflettevano un intento ostile e provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine.
L’ordinanza cautelare del giudice per le indagini preliminari (GIP) sottolinea come gli indagati abbiano dimostrato una marcata predisposizione alla violenza, sfruttando anche manifestazioni apparentemente pacifiche per perpetrare azioni illegali.
Nel caso specifico, ciò si è tradotto nella deliberata violazione del percorso concordato e nella successiva, irruenta, forzatura dei presidi di ordine pubblico, con conseguenti scontri e colluttazioni con gli agenti.
Il GIP ipotizza che l’intento degli indagati non fosse solo quello di entrare nel porto, ma anche di instaurare un contatto fisico violento con le forze dell’ordine, forse al fine di esasperare la visibilità della loro partecipazione alla manifestazione, anche a costo di incorrere in gravi conseguenze penali.
Questa dinamica suggerisce una strategia volta a generare un’immagine di ribellione radicale e a contestare apertamente l’autorità costituita, mettendo a repentaglio la sicurezza degli operatori e la stabilità dell’ordine pubblico.
L’indagine prosegue per identificare e accertare il ruolo di altri soggetti coinvolti nell’evento, con l’obiettivo di ricostruire compiutamente la dinamica dei fatti e perseguire le responsabilità di tutti coloro che hanno contribuito a creare una situazione di grave pericolo e violenza.






