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Revoca libertà vigilata a Tamburello: svolta nel caso mafioso

Il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha disposto la revoca della libertà vigilata nei confronti di Matteo Tamburello, imprenditore sessantaduenne originario di Mazara del Vallo, figura complessa e controversa nel panorama criminale siciliano.
La decisione, frutto di un’attenta disamina del percorso riabilitativo di Tamburello e della sua presunta integrazione nella società emiliano-romagnola, dove si è trasferito per motivi professionali, segna un punto di svolta in una vicenda giudiziaria lunga e intricata.

La storia di Tamburello si intreccia profondamente con quella di Cosa Nostra a Mazara del Vallo.
Figlio di Salvatore Tamburello, figura storica e di rilievo all’interno dell’organizzazione mafiosa, l’imprenditore si è trovato a fronteggiare l’accusa di associazione mafiosa in due distinti processi.

Il primo, conclusosi con una condanna a nove anni di reclusione, rappresentò un duro colpo per la sua immagine e la sua libertà.
Un secondo processo, in cui era nuovamente accusato di associazione, si è risolto con l’assoluzione, elemento cruciale nella valutazione attuale del suo profilo di rischio.
La libertà vigilata, imposta inizialmente sulla base della condanna definitiva del 2011, era stata prorogata lo scorso marzo dal magistrato di sorveglianza di Bologna per ulteriori due anni.
Questa decisione si basava sulla preoccupazione che, a seguito della sua liberazione nel 2015, Tamburello avesse ripreso a coltivare rapporti con soggetti ritenuti affiliati a Cosa Nostra.
Le indagini, coordinate dalla DDA, suggerivano un possibile tentativo di riassumere un ruolo di leadership all’interno della famiglia mafiosa, con il rischio di compromettere la sicurezza pubblica.

L’arresto dell’11 dicembre 2018, nell’ambito dell’operazione “Eris”, aveva ulteriormente alimentato queste preoccupazioni.
La richiesta di revoca della libertà vigilata, avanzata dall’avvocato difensore Luigi Pipitone del Foro di Marsala, ha portato il Tribunale a riconsiderare la situazione.

Nel corso della sua valutazione, il giudice ha preso in considerazione l’assoluzione nel secondo processo, l’evoluzione del contesto criminale e i progressi compiuti da Tamburello nel suo percorso di reinserimento sociale, elementi che, nel complesso, hanno portato a concludere che la sua pericolosità sociale non sussiste più.
Questa decisione non è priva di implicazioni.
Essa solleva interrogativi sulla natura delle relazioni che Tamburello intesse, sulla sua effettiva volontà di allontanarsi definitivamente dal mondo criminale e sulla capacità delle istituzioni di monitorare e prevenire un eventuale ritorno ad attività illecite.
La revoca della libertà vigilata rappresenta un atto di fiducia, ma anche un monito per le autorità, che dovranno mantenere alta l’attenzione e predisporre strumenti di controllo efficaci per garantire la sicurezza della collettività.

La vicenda Tamburello, per la sua complessità e le sue implicazioni, resta un caso emblematico delle sfide che il sistema giudiziario e le forze dell’ordine si trovano ad affrontare nella lotta contro la criminalità organizzata.

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