L’udienza preliminare che ha visto la Procura di Catania chiedere il rinvio a giudizio di venticinque individui e due società, Rap di Palermo e Oikos, si è conclusa con la riserva di decisione da parte del giudice per le udienze preliminari (GUP) Luigi Barone, fissando la successiva data al 22 luglio. Il procedimento è gravido di accuse complesse e di ampio respiro, inerenti a un sistema di gestione dei rifiuti che coinvolge la società partecipata Rap di Palermo e le discariche Valanghe d’inverno e Tiritì dell’Oikos, situate tra Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, e che solleva interrogativi inquietanti sulla governance ambientale in Sicilia.Tra gli imputati figura un alto funzionario della Protezione Civile siciliana, Salvo Cocina, in ragione del suo ruolo di dirigente generale del dipartimento regionale “Acqua e rifiuti” (2018-2020), accanto agli imprenditori Orazio e Domenico Proto, evocando una rete di responsabilità che abbraccia sia l’amministrazione pubblica che il settore privato. L’inchiesta, condotta con meticolosità dai carabinieri del NOE e dalla sezione di Polizia Giudiziaria dell’Arma, dipinge un quadro di pratiche gestionali irregolari e potenzialmente illegali.Un elemento centrale dell’accusa riguarda la pratica di conferire, presso le discariche gestite dall’Oikos, rifiuti urbani indifferenziati invece della frazione secca prevista, un comportamento reso possibile, a detta della Procura, dall’inadeguatezza e inefficienza degli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), sia fissi che mobili, impiantati nella discarica di Bellolampo. Particolare attenzione è stata rivolta anche al progetto esecutivo di ampliamento delle discariche dell’Oikos, dove due dirigenti regionali, Natale Zuccarello e Gianfranco Cannova, sono accusati di aver omesso controlli cruciali relativi all’impianto di percolato, autorizzando di fatto una gestione abusiva dovuta a vizi progettuali intrinseci.La richiesta di rinvio a giudizio, sostenuta dai sostituti procuratori Raffaella Agata Vinciguerra e Angelo Brugaletta, e corredata dal parere del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, apre un dibattito cruciale sulla responsabilità ambientale e sulla tutela del territorio. L’elenco delle parti offese, che hanno espresso la volontà di costituirsi parte civile, è significativo e variegato, includendo il Ministero dell’Ambiente, la Regione Siciliana (assenti all’udienza), i comuni di Motta Sant’Anastasia, Misterbianco e Palermo, la Città Metropolitana di Catania, il comitato “No discarica”, l’associazione Zero Waste Sicilia, e le organizzazioni ambientaliste Legambiente e Codacons. La loro presenza testimonia la preoccupazione diffusa e la volontà di ottenere giustizia per i danni ambientali subiti. L’inchiesta non si limita a una questione meramente tecnica, ma apre una riflessione più ampia sulla governance ambientale, sulla necessità di controlli più rigorosi e sulla protezione del diritto alla salute dei cittadini.
Rifiuti in Sicilia: Inchiesta a Catania, GUP riserva la decisione
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