lunedì 8 Settembre 2025
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Rischia il Crollo la Sanità Siciliana: Allarme da Italia Viva

La riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana, promossa dall’assessore Faraoni e sostenuta dalla giunta Schifani, rischia di precipitare il sistema sanitario regionale in una crisi irreversibile, compromettendo l’accesso alle cure per ampie fasce di popolazione.
L’analisi approfondita condotta dal centro studi di Italia Viva rivela una progettualità carente, intrisa di scelte discutibili e potenzialmente dannose per l’intera Sicilia.

Il fulcro del problema risiede nella riprogettazione della distribuzione dei posti letto, una manovra che, contrariamente a quanto auspicabile per un sistema sanitario efficiente, genera diseguaglianze e lacune significative.
Ben sei province su nove si troveranno a operare con un numero di posti letto al di sotto della media regionale, determinando un deficit complessivo stimato in 1840 unità.

Questa carenza assume connotati particolarmente drammatici in aree con una popolazione anziana elevata e un’importante vocazione turistica, come Agrigento e Ragusa, dove la domanda di servizi sanitari è intrinsecamente più alta.
Situazioni ancora più critiche si verificano a Caltanissetta ed Enna, che non raggiungono gli standard minimi raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ovvero un rapporto di 3 posti letto ogni 1000 abitanti.

La concentrazione sproporzionata di risorse a Palermo e Catania, a scapito delle province interne, suggerisce una logica decisionale distorta, più legata a dinamiche locali che a criteri di efficienza e equità nell’erogazione dei servizi.

Questa scelta penalizza ulteriormente le aree marginali, aggravando il divario territoriale già esistente.
L’impatto negativo non si limita alla carenza di posti letto.
La riduzione degli investimenti in tecnologie all’avanguardia, come TAC ad alta risoluzione e angiografi, in strutture extra-metropolitane, compromette la capacità di erogare diagnosi e terapie avanzate, relegando i pazienti a percorsi di cura più lunghi e costosi.

L’obbligo, per un numero significativo di pazienti (il 38%, secondo dati Agenas 2024), di spostarsi verso Palermo o Catania per ricevere cure specialistiche, generato dalla carenza di Unità Operative specialistiche in sei province, alimenta una mobilità sanitaria eccessiva, con conseguenti costi economici e sociali elevati.
Il rischio più grave è, senza dubbio, la desertificazione medica.
La progressiva scomparsa di reparti specialistici nelle aree interne accelererà l’esodo dei professionisti sanitari, privando la Sicilia di risorse umane essenziali per la tenuta del sistema.
La perdita di specialisti genererà un circolo vizioso, con un progressivo peggioramento dell’offerta sanitaria e una crescente difficoltà per i cittadini di accedere alle cure necessarie.

In definitiva, la proposta Faraoni, nella sua forma attuale, si configura come una ricetta fallace, destinata a esacerbare le debolezze del sistema sanitario siciliano e a compromettere la salute dei suoi cittadini.
Un intervento di revisione sostanziale è urgentemente necessario per evitare una catastrofe annunciata.
Italia Viva si impegna a contrastare questa deriva, promuovendo un modello di sanità regionale equo, efficiente e realmente al servizio del benessere della collettività.

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