Un colpo di mano congiunto tra il Reparto Operativo Aeronavale di Palermo e il Gruppo Esplorazione Aeromarittima di Pratica di Mare ha portato al sequestro di un carico eccezionale: oltre 700 chilogrammi di Corallo Rubrum, un bene di inestimabile valore, con implicazioni che vanno ben oltre la mera contraffazione commerciale.
L’operazione, frutto di un’attenta attività di monitoraggio aereo, ha intercettato un natante da diporto di 10 metri, in navigazione ad alta velocità attraverso il Canale di Sicilia, con rotta verso la costa trapanese.
Il natante, precedentemente identificato come “target d’interesse” nel contesto di possibili canali di traffico illeciti che collegano le coste magrebine al porto di Palermo, è stato prontamente fermato da una unità del Guardacoste in acque territoriali italiane, al largo dell’isola di Marettimo.
L’ispezione ha rivelato un carico nascosto in 22 colli, contenente la massiccia quantità di corallo rosso.
La scoperta solleva interrogativi complessi e di portata significativa.
Il Corallo Rubrum, specie protetta e fortemente regolamentata, è un bene fragile, ecosistemicamente vitale per le praterie coralline del Mediterraneo.
Il suo prelievo illegale, spesso legato a pratiche distruttive, compromette la biodiversità marina e danneggia irrimediabilmente questi ecosistemi.
La mancanza di documentazione relativa alla provenienza del carico indica chiaramente un’operazione di contrabbando e ricettazione, ma suggerisce anche un sistema di estrazione e trasporto ben organizzato e radicato, probabilmente transnazionale.
L’ingente valore commerciale stimato in circa 500.000 euro, riflette non solo la rarità e la bellezza del corallo, ma anche la domanda occulta che lo sostiene, alimentata da mercati illegali di artigianato di lusso e collezionismo.
L’evento sottolinea l’importanza cruciale della cooperazione internazionale e delle tecnologie di sorveglianza aerea e marittima per contrastare il traffico illegale di specie protette e tutelare il patrimonio naturale del Mediterraneo.
Le indagini sono in corso per identificare i responsabili, ricostruire la filiera di approvvigionamento e quantificare l’impatto ambientale di questo saccheggio.
Il caso testimonia la necessità di rafforzare i controlli, aumentare le sanzioni e promuovere una maggiore consapevolezza pubblica riguardo al valore inestimabile e alla vulnerabilità delle risorse marine.








