La vicenda di Massimo Corrado Dell’Oglio e del figlio, culminata con lo sfratto forzato a Palermo in prossimità del Natale, solleva interrogativi urgenti sulla tenuta del tessuto sociale e sulla capacità delle istituzioni di tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione.
La famiglia, residente in via Ferdinando di Giorgi da vent’anni, è stata strappata alla propria abitazione a seguito di una spirale di difficoltà economiche che l’ha portata a non poter più far fronte al pagamento dell’affitto.
Il nucleo familiare, già provato dalla grave malattia e dal decesso della moglie di Massimo, avvenuto nel settembre 2024, ha subito un colpo durissimo con la perdita del lavoro da parte di quest’ultimo.
Privo di reddito e sostenuto da un modesto sussidio, si è trovato rapidamente in una condizione di indigenza che ha reso insostenibile l’onere dell’affitto.
Il Sunia Palermo, sindacato degli inquilini, aveva lanciato un allarme tempestivo, inviando missive alle autorità locali e regionali, implorando un intervento per sospendere l’esecuzione dello sfratto, un atto particolarmente crudele in un periodo di festa.
L’azione delle istituzioni, purtroppo, non si è concretizzata in un sostegno adeguato.
La richiesta di un differimento, motivata dalla disperata situazione della famiglia e dall’assenza di alternative abitative, è rimasta inascoltata.
Il caso pone l’accento su una critica lacuna del sistema di welfare italiano: la difficoltà di anticipare e gestire situazioni di emergenza abitativa, di fornire risposte tempestive a chi si trova sull’orlo del baratro.
La proposta di ricorrere a un dormitorio, avanzata come soluzione provvisoria, si rivela inadeguata e inaccettabile per un uomo che ha perso tutto, un gesto di indifferenza che sottolinea la distanza tra le istituzioni e la realtà del disagio.
La vicenda ha mobilitato la cittadinanza, suscitando un’ondata di solidarietà.
Il sindacato Cgil ha avviato una raccolta fondi tramite il conto corrente del Sunia, un gesto concreto per offrire un sostegno economico a Massimo e al figlio.
La storia di Dell’Oglio, a dispetto degli appelli e delle richieste di aiuto avanzate fin dal mese di luglio, testimonia una profonda disfunzione nel sistema di assistenza sociale, dove le segnalazioni di difficoltà economica si traducono spesso in un’inazione burocratica che porta all’esclusione sociale.
L’episodio non è solo una tragedia personale, ma un campanello d’allarme per l’intera comunità, un invito a riflettere sulla necessità di politiche abitative più efficaci e su una maggiore sensibilità verso le fragilità umane.
La domanda che emerge con urgenza è: cosa significa per una società civile lasciare una famiglia, a due passi dal Natale, senza una casa?






