Un’operazione giudiziaria ha svelato un complesso sistema di sfruttamento lavorativo e immigrazione clandestina nel Messinese, centrato attorno a tre aziende florovivaistiche e un uomo di origine marocchina.
L’inchiesta, condotta dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto e sviluppata dai Carabinieri di Terme Vigliatore, ha portato all’emissione di ordini di custodia cautelare a domicilio per i presunti responsabili, segnando un colpo significativo a una rete di sfruttamento che si avvaleva della vulnerabilità di migranti tunisini.
Il modus operandi, ricostruito dalla Procura del procuratore Giuseppe Verzera, si basava su un’abile manipolazione delle necessità di persone in stato di irregolarità.
I migranti, provenienti dalla Tunisia e giunti illegalmente in Italia, venivano inglobati in un circuito lavorativo degradante, esposti a condizioni di lavoro estenuanti: turni massacranti di dieci ore giornaliere, retribuiti con una misera somma di cinque euro l’ora.
Questo compenso, drasticamente inferiore agli standard legali, contribuiva a perpetuare un ciclo di dipendenza e vulnerabilità.
L’indagine ha messo in luce la flagrante violazione di normative cruciali in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, nonché la mancata osservanza delle disposizioni contenute nel “decreto flussi”.
La dinamica dell’organizzazione criminale si rivela complessa: il marocchino di 48 anni, figura chiave nell’architettura del sistema, facilitava l’ingresso dei migranti in Italia, orchestrando il loro arrivo attraverso la presentazione di richieste di assunzione fittizie, per le aziende coinvolte nell’inchiesta.
In cambio, percepiva ingenti somme di denaro, consolidando il suo ruolo di intermediario illegale.
La complicità si estendeva a istituzioni che avrebbero dovuto tutelare i diritti dei lavoratori.
I titolari di un patronato e di un centro servizi affiliato, corrotti da denaro, fornivano un’apparente legittimità alle pratiche, istruendo documenti che mascheravano la reale situazione dei migranti.
Questa collaborazione, permeata da interessi economici, ha contribuito a creare un sistema opaco e difficile da smantellare.
L’operazione ha visto l’esecuzione di perquisizioni in diversi uffici e la notifica di avvisi di garanzia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Attualmente, dieci persone sono sotto indagine per i reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e violazione delle norme sull’immigrazione clandestina.
L’inchiesta, ancora in corso, mira a ricostruire completamente la filiera dello sfruttamento e a identificare eventuali ulteriori complici.
Il caso solleva interrogativi profondi sulla gestione dei flussi migratori, la corruzione di istituzioni che dovrebbero garantire i diritti dei lavoratori e la necessità di rafforzare i controlli per prevenire fenomeni di sfruttamento e criminalità organizzata nel settore dell’impiego.







