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domenica 16 Novembre 2025

Sicilia: Ombre del Passato, Sfide per il Futuro Politico

L’ombra lunga di un sistema radicato affligge la politica siciliana, un’eredità complessa e dolorosa che risuona con l’analisi lucida di Giuseppe Alessi a cavallo del secondo conflitto mondiale.
L’attuale ondata di arresti e le rivelazioni dell’inchiesta sulla DC, che coinvolge direttamente figure di spicco come Totò Cuffaro, non rappresentano una novità scandalosa, quanto piuttosto la manifestazione più recente di dinamiche consolidate nel tessuto amministrativo dell’isola.

Il concetto chiave, espresso con chiarezza dall’ex governatore Nello Musumeci, si articola attorno a una scelta cruciale: la collusione silenziosa o la resistenza attiva.
Accettare l’esistente, partecipare al gioco del clientelismo e del consociativismo parlamentare implica una forma di acquiescenza, un tacito patto che sacrifica l’integrità morale sull’altare della convenienza politica.

Al contrario, sollevare la voce, denunciare le anomalie e perseguire la trasparenza comporta l’isolamento, l’etichettatura come elemento di disturbo e l’ostracismo.
Questa dicotomia, pervasiva nella cultura politica siciliana, genera un clima di omertà e limita drasticamente la capacità di introdurre cambiamenti significativi.
L’inchiesta in corso non è quindi un evento isolato, ma un sintomo di una malattia più profonda.

Le intercettazioni, ora pubbliche, rivelano un quadro preoccupante di relazioni opache, favoritismi e scambi di utilità che compromettono la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

La decisione del presidente della Regione, Renato Schifani, di revocare le deleghe agli assessori coinvolti e le dimissioni di Cuffaro dal ruolo di segretario nazionale della DC, seppur necessarie per salvaguardare l’immagine del partito, appaiono come misure superficiali incapaci di affrontare la radice del problema.

La questione, al di là delle ripercussioni giudiziarie e delle conseguenze politiche immediate, si pone in termini etici e civili.
È fondamentale interrogarsi sulla responsabilità individuale di ciascun attore politico, sulla necessità di riformare i meccanismi di finanziamento della politica e sulla capacità di promuovere una cultura della legalità e della trasparenza.

La Sicilia, per liberarsi da questo fardello storico, necessita di una profonda trasformazione culturale, che promuova l’impegno civico, la denuncia delle illegalità e la partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica.

La “carità di patria” non deve essere un pretesto per il silenzio, ma un imperativo morale per agire in favore del bene comune.

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