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mercoledì 29 Ottobre 2025

Spiaggiamenti in Sicilia: Emergenza Cetacei e Urgente Legge Regionale

La crescente frequenza di spiaggiamenti di cetacei in Sicilia, un’emergenza silenziosa lungo i suoi 1600 chilometri di costa, ha catalizzato un’iniziativa cruciale: la promozione di una legge regionale che istituzionalizzi e sostenga la Rete Nazionale Spiaggiamenti.
Il corso di formazione recentemente concluso presso il Cnr-Ias di Torretta Granitola, la prima iniziativa del genere in Sicilia, ha riunito un ampio spettro di professionisti – ricercatori universitari, personale della Guardia Costiera, operatori delle Aziende Sanitarie Provinciali (ASPs) e rappresentanti dei Comuni – per definire protocolli e rafforzare la risposta a questo fenomeno sempre più diffuso.

La Rete Nazionale Spiaggiamenti, attiva dal 2015 grazie a un accordo tra i Ministeri della Salute e dell’Ambiente, coordina interventi complessi che coinvolgono competenze diverse.
In Sicilia, la sua presenza si è resa necessaria in risposta a un aumento preoccupante di episodi di spiaggiamento: 16 cetacei nel solo 2024 e già 12 nei primi nove mesi del 2025.

Questi numeri, più di semplici statistiche, rappresentano un campanello d’allarme sullo stato di salute degli ecosistemi marini e sulla necessità di una gestione coordinata e scientificamente fondata.

L’assenza di una legislazione regionale dedicata ha finora limitato la capacità di risposta, rendendo urgente l’adozione di una normativa che garantisca risorse finanziarie e definisca chiaramente le responsabilità degli enti coinvolti.

Come sottolinea Roberto Puleio dell’Istituto zooprofilattico di Sicilia, regioni come la Sardegna hanno già implementato con successo un quadro legislativo simile, dimostrando i benefici di un approccio strutturato e sostenibile.
L’intervento in caso di spiaggiamento non è un compito da improvvisare.

La “macchina” della rete, composta da istituti zooprofilattici, centri di ricerca come il Cnr-Ias, ASPs, Guardia Costiera e Comuni, richiede un’azione concertata e seguita da protocolli rigorosi.

Un aspetto critico riguarda il ruolo dei Comuni, spesso gravati dai costi elevati dello smaltimento delle carcasse.
Parallelamente, si è evidenziato un problema di sensibilizzazione del pubblico.
L’istinto di soccorso di cittadini e turisti, sebbene lodevole, può spesso tradursi in tentativi di salvataggio inefficaci e potenzialmente pericolosi, sia per le persone che per gli animali.
Queste azioni non autorizzate, sebbene generino visibilità mediatica, rischiano di compromettere le procedure corrette e di diffondere comportamenti inappropriati.
Come ha evidenziato Guido Pietroluongo, medico veterinario dell’Università di Padova, è fondamentale seguire le linee guida standardizzate a livello internazionale e affidarsi all’esperienza degli esperti.

Le simulazioni operative condotte al Cnr-Ias hanno offerto un’occasione preziosa per testare e affinare le procedure, dalla messa in sicurezza dell’animale alla gestione del recupero e del rilascio.

La decisione finale, cruciale e delicata, sulla gestione del cetaceo – rilascio o eutanasia – spetta al medico veterinario dell’ASp, basandosi su una valutazione approfondita dei parametri vitali dell’animale.

Questa decisione, presa con rigore scientifico e compassione, sottolinea la complessità etica e professionale di questa attività di tutela della biodiversità marina.

L’istituzionalizzazione della rete, attraverso una legge regionale, rappresenta un passo fondamentale per garantire una risposta efficace, scientificamente valida e sostenibile a questa problematica, proteggendo sia la fauna marina che le comunità costiere.

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