La recente cattura, al largo di Castellammare del Golfo, di uno squalo angolato di circa quattro chilogrammi ha offerto ai ricercatori del laboratorio del CNR un’opportunità preziosa per approfondire la conoscenza di questa specie affascinante e sempre più rara. L’esemplare, purtroppo deceduto prima del recupero, si è rivelato essere una femmina, un dettaglio che, unitamente all’analisi anatomica, potrebbe fornire indizi significativi sulla sua biologia riproduttiva e sulle dinamiche demografiche della popolazione.Il nome comune, “pesce porco”, deriva da un suono gutturale, una sorta di grugnito, che l’animale emette in determinate situazioni, un adattamento acustico ancora oggetto di studio da parte degli etologi marini. Lo squalo angolato ( *Squalius olivaeus* o *Chimaera monstera*, a seconda delle classificazioni più recenti) appartiene all’ordine dei chimera, un gruppo di pesci cartilaginei spesso trascurato, distante sia dagli squali propriamente detti, sia dai pesci ossei, e che incarna un ponte evolutivo verso i vertebrati più complessi.Classificato come specie a rischio di estinzione, lo squalo angolato occupa nicchie ecologiche specifiche negli abissi oceanici, nutrendosi prevalentemente di molluschi bivalvi e piccoli pesci, il che lo rende un elemento cruciale per l’equilibrio dell’ecosistema bentonico. Contrariamente alla percezione comune associata agli squali, *Squalius olivaeus* non rappresenta una minaccia per l’uomo.La sua distribuzione originaria si estendeva lungo le coste occidentali dell’Oceano Atlantico e quelle dell’Africa nordoccidentale, ma la sua presenza nel Mar Mediterraneo, sebbene sporadica, sta diventando sempre più frequente. Questo fenomeno è direttamente correlato all’aumento della temperatura delle acque marine, un sintomo evidente e preoccupante del cambiamento climatico globale.L’espansione dello squalo angolato verso il Mediterraneo non è casuale; rappresenta una risposta adattativa, un tentativo di trovare habitat più adatti a sopravvivere. Tuttavia, questa migrazione solleva interrogativi complessi: quali sono gli impatti di questa specie su un ecosistema mediterraneo già fragile? Quali sono le conseguenze per le specie autoctone? E, soprattutto, come possiamo garantire la conservazione di questo straordinario predatore abissale in un contesto di rapidi cambiamenti ambientali? L’analisi dell’esemplare catturato a Castellammare del Golfo, insieme ad ulteriori ricerche, si prefigge di fornire risposte a queste domande cruciali, contribuendo a una gestione più consapevole e sostenibile delle risorse marine.
Squalo Angolato: Scoperta Preziosa e Segnali di Cambiamento
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