Nella notte, il monitoraggio sismico dell’area vulcanica etnea, gestito dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) – Osservatorio Etneo di Catania, ha documentato un’attività tellurica anomala nel canale di collegamento tra la costa siciliana e l’arcipelago delle Eolie, con epicentro in mare, a sud dell’isola di Salina. La sequenza sismica, caratterizzata da una successione di eventi di diversa intensità, ha generato preoccupazione e curiosità tra la popolazione.L’evento iniziale, registrato alle ore 00:52, si è manifestato come una scossa di magnitudo 2.9, localizzata a una profondità di 12 chilometri. Subito dopo, a distanza di soli due minuti, un terremoto di magnitudo 3.3 ha scosso la stessa zona, a una profondità leggermente minore, di 10 chilometri. Questa seconda scossa, in particolare, si è distinta per la sua maggiore energia e percepibilità. La capacità di questa scossa di propagarsi a distanza ha reso evidente la sua intensità: la popolazione di Salina, naturalmente più vicina all’epicentro, l’ha sentita con forza, ma anche le aree elevate di Lipari, situata più a nord, hanno riportato avvertimenti significativi. La sensazione, descritta da alcuni testimoni, si è manifestata con un’oscillazione del terreno e il rumore caratteristico di un evento sismico. La sequenza tellurica non si è conclusa con questi primi due eventi. Alle ore 01:00 è stata rilevata una terza scossa di magnitudo 2.0, seguita da due ulteriori repliche, rispettivamente di magnitudo 2.4 (alle 02:26) e 2.0 (alle 03:57). Queste scosse successive, sebbene di entità minore, hanno contribuito a definire un quadro di attività sismica persistente, localizzata in un’area a profondità variabili tra i 12 e i 13 chilometri. L’assenza di danni strutturali o di feriti, fortunatamente, ha contribuito ad allentare la tensione. Tuttavia, l’evento sottolinea la complessità tettonica della regione, situata in una zona di convergenza tra la placca africana e quella euroasiatica, soggetta a frequenti fenomeni sismici. L’INGV continua a monitorare attentamente la situazione, analizzando i dati relativi alla frequenza, magnitudo e localizzazione delle scosse per comprendere meglio i meccanismi che ne sono alla base e valutare eventuali sviluppi futuri. La profondità dei terremoti, relativamente contenuta, suggerisce una genesi legata a faglie preesistenti nel substrato crostale.
Terremoto in mare tra Sicilia e Eolie: scosse sentite a Salina e Lipari
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