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martedì 18 Novembre 2025

Tragedia a Pozzallo: un lavoratore albanese muore in un cantiere.

La tragedia che ha colpito Pozzallo, in provincia di Ragusa, ha strappato alla vita un giovane lavoratore albanese di trentasei anni, evidenziando ancora una volta la drammatica realtà degli incidenti sul lavoro che affligge il nostro Paese.

L’evento, avvenuto in un cantiere edile in piena attività, ha lasciato un’ombra pesante sulla comunità e riapre il dibattito cruciale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Secondo le prime indagini, la catastrofe è stata innescata da un improvviso cedimento strutturale del braccio di una betoniera, un macchinario fondamentale per la realizzazione di strutture in calcestruzzo.
L’impatto con la vittima, impegnata in attività di solaio, è stato fatale.
Un collega, testimone diretto dell’accaduto, ha riportato ferite meno gravi, fortunatamente non compromettenti per la sua vita.
L’intervento tempestivo dei soccorsi, con due ambulanze del 118 prontamente allertate, ha cercato di stabilizzare le condizioni del lavoratore, ma le lesioni riportate erano troppo gravi.

Il trasporto d’urgenza all’ospedale ‘Maggiore-Baglieri’ di Modica non è stato sufficiente a salvarlo; il giovane è spirato poco dopo il ricovero, lasciando una famiglia e un futuro spezzato.

Questo incidente non è un evento isolato.

Riflette una problematica sistemica, alimentata da una combinazione di fattori che spaziano dalla carenza di controlli rigorosi alla pressione economica che spinge spesso a trascurare le norme di sicurezza per accelerare i tempi e ridurre i costi.
La precarietà del lavoro, soprattutto per i lavoratori stranieri, spesso costretti ad accettare condizioni lavorative al limite della legalità, contribuisce ad aumentare il rischio.

L’episodio solleva interrogativi urgenti: è sufficiente la formazione impartita ai lavoratori? I macchinari utilizzati sono sottoposti a manutenzione regolare e certificata? Vengono effettuate valutazioni del rischio adeguate e aggiornate? Le risposte a queste domande sono essenziali per prevenire nuove tragedie.

La morte di questo giovane operaio albanese rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
È necessario un cambio di paradigma, che ponga la sicurezza al centro delle priorità, con investimenti mirati, controlli più severi e una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli attori coinvolti, dai datori di lavoro ai lavoratori, dalle istituzioni alla magistratura.
Solo così si potrà onorare la sua memoria e garantire un futuro più sicuro per tutti coloro che lavorano quotidianamente nei cantieri edili e in altri settori a rischio.
La memoria di questa tragedia deve stimolare un impegno concreto e duraturo per la tutela della vita e della dignità umana.

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