sabato, 28 Giugno 2025
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Tragedia nel Mediterraneo: Recuperati due corpi, un’agonia in mare.

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La tragedia nel Mediterraneo si è concretizzata ieri con il recupero, da parte della nave Life Support di Emergency, di due corpi privi di vita, agonia che si è consumata in acque internazionali sotto la responsabilità della zona SAR (Search and Rescue) libica. La scoperta, cruda e amara, è il tragico epilogo di una vicenda che ha visto Sea-Watch sollevare il primo, angosciante, segnale di allarme giovedì scorso. Un volo di ricognizione, tramite il velivolo Seabird, aveva immortalizzato uno dei corpi, rivelando l’esistenza di ulteriori cinque individui in pericolo.Anabel Montes Mier, capomissione della Life Support, ha espresso un dolore profondo, un sentimento condiviso da chiunque sia testimone di simili drammi: “Siamo qui per salvare vite, non per raccogliere i resti di chi non ce l’ha fatta. È un’esperienza devastante”.Le cause di questa perdita restano avvolte in un manto di incertezze. Montes Mier ipotizza diverse possibili scenari: un naufragio di un’imbarcazione non registrato, una segnalazione tardiva o ignorata, un’intercettazione da parte di autorità libiche con conseguenti disperati tentativi di fuga in mare, un tentativo di eludere la pericolosa prospettiva di essere riportati in Libia, un paese spesso teatro di violazioni inaccettabili.La difficoltà di identificare il sesso dei due corpi, a causa del grado di decomposizione, sottolinea ulteriormente la lunghissima permanenza in acqua, stimata dal medico di bordo, Umberto Marzi, in almeno una settimana. Questa permanenza in mare aperto, esposta agli elementi, è un ulteriore indice della disperazione e della fragilità di chi intraprende viaggi così pericolosi.La scelta di Augusta come porto di sbarco per le salme, con l’arrivo previsto per domenica 29 giugno alle 12:00, si configura come un momento solenne, un atto di umanità in risposta a una perdita incommensurabile.Questo evento non può essere considerato un fatto isolato, ma piuttosto un sintomo di un sistema fallimentare. La responsabilità, secondo Montes Mier, risiede nell’Europa che delega la gestione dei flussi migratori a Paesi Terzi, spesso incapaci o non disposti a garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali. L’appalto di tale compito a entità che perpetrano violazioni sistematiche rappresenta una scelta moralmente inaccettabile e giuridicamente contestabile. È un imperativo etico e legale ripensare radicalmente le politiche migratorie, ponendo al centro la dignità umana e la protezione dei diritti, piuttosto che la mera gestione di numeri e confini. L’indifferenza e l’abbandono, in questo contesto, si traducono in morte.

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