La favola di Trapani, una stagione inattesa e luminosa nel firmamento della pallacanestro italiana, si conclude amaramente con la sconfitta in Gara 3 delle semifinali LBA contro Brescia (92-86 al PalaLeonessa). Un percorso storico, quello della Shark, che aveva visto la squadra neopromossa raggiungere l’incredibile secondo posto in regular season, un risultato che ha riscritto le aspettative e acceso un’emozione palpabile in una città intera. La serie, tuttavia, si è rivelata un ostacolo insormontabile, evidenziando il divario, pur ridotto, tra una squadra in ascesa e un team con una consolidata esperienza nei playoff.L’avventura di Trapani, guidata con acume e visione da coach Jasmin Repeša, è stata un’alchimia perfetta di talento, sacrificio e spirito di squadra. Un collettivo dove ogni elemento, dal veterano al giovane, ha contribuito a costruire un progetto ambizioso e, soprattutto, solido. Figure come Terrence Horton, con le sue incursioni penetranti e la capacità di accendere il gioco, Justin Robinson, regista affidabile e uomo di energia, Matteo Rossato, pilastro difensivo e simbolo di continuità, Alibegovic, Notae, Yeboah, Eboua, Petrucelli, Galloway, Brown, Mollura, Gentile e l’ultimo arrivato Ogbeide, hanno incarnato l’anima di una squadra capace di competere, e spesso vincere, contro avversari di peso specifico nazionale.La terza partita della serie, decisiva per l’accesso alla finale, si è dipanata su un filo sottile. Un primo quarto dominato da Trapani, grazie all’innegabile impatto di Horton e alla brillantezza di Robinson, aveva illuso i tifosi. Brescia, però, ha reagito con una risposta veemente, trovando ritmi più efficaci e continuità offensiva, grazie soprattutto alle prestazioni di Ndour, Della Valle e Ivanovic. Il divario, seppur minimo, si è tradotto in un vantaggio di quattro punti all’intervallo (47-42), un campanello d’allarme per i granata.La seconda metà di gara è stata un susseguirsi di capovolgimenti di fronte, un duello di nervi saldi e di strategie complesse. Trapani ha dimostrato carattere e resilienza, riuscendo a portarsi anche a +2, ma la partita si è giocata sui dettagli. Errori in momenti cruciali, tiri liberi falliti, palline perse, sono state ferite aperte che Brescia ha saputo sfruttare con lucidità, mantenendo il controllo del match e consolidando il vantaggio. Oltre alle statistiche e alle azioni di gioco, la partita ha evidenziato la diversa esperienza nei playoff tra le due contendenti.Impossibile dimenticare l’apporto incondizionato dei tifosi trapanesi, un vero e proprio dodicesimo uomo. La loro presenza massiccia, sia in trasferta che al PalaLeonessa, ha creato un’atmosfera unica e coinvolgente, un muro di passione che ha sostenuto la squadra in ogni momento. Il coro “Sono trapanese e me ne vanto” è diventato un grido di battaglia, un simbolo dell’identità e dell’orgoglio di una comunità che ha creduto in un sogno.La stagione di Trapani, pur concludendosi con la sconfitta, resta un trionfo sportivo e umano. Una squadra giovane, ambiziosa e determinata ha saputo lasciare un segno indelebile nel panorama cestistico italiano, conquistando rispetto e ammirazione per il proprio gioco e per il proprio spirito combattivo. Brescia merita ora di accedere alla finale, mentre Trapani chiude un capitolo straordinario della propria storia, un capitolo che rimarrà impresso nella memoria di tutti i tifosi e che rappresenta un punto di partenza per nuove, entusiasmanti sfide.
Trapani, fine di un sogno: l’inarrestabile corsa si ferma
Pubblicato il
